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lunedì 11 gennaio 2010

"Qualcosa è meglio di...niente!!!"



Siamo consapevoli che “fare qualcosa” sia sempre meglio che “ non fare niente”,
apprendiamo però, con un certo stupore visto che sono anni che se ne parla, dell’inizio del sistema porta a porta che verrà applicato nelle zone industriali di Pontassieve e Molin del Piano. A quanto si legge nei celebrativi e adulatori comunicati del Comune, fare il porta a porta in una zona industriale rappresenta una novità culturale, remunerativa in termini di percentuali di raccolta differenziata e rappresenta un degno obiettivo di risanamento ambientale.
Forse nel comunicato emesso dal Comune su questa iniziativa, oltre alla serie di discutibili statistiche sulla percentuale di differenziata, con o senza il premio dell’1,7% sul compostaggio (senza il quale non si sarebbe raggiunta la percentuale del 45% richiesta per legge ), andava spiegato ai cittadini che trattasi di raccolta differenziata non di rifiuti urbani, eccetto quelli delle 28 abitazioni, ma di “assimilati”, o imballaggi di prima, seconda e terza classe. Questa tipologia di rifiuti speciali non pericolosi segue una normativa nel percorso di smaltimento e di differenziazione che non è uguale a quella per i rifiuti urbani. E’ una scelta che non riusciamo a comprendere pensando alla filosofia della raccolta differenziata destinata al riutilizzo o riciclo, che dovrebbe tendere anche alla diminuizione della produzione della frazione di rsu da incenerire.
Pensiamo che, come indica la legge, la frazione residua degli ingombranti che non sono stati inviati al riciclo e al riutilizzo, non faccia parte del computo generale della raccolta differenziata e nemmeno quel quantitativo di multimateriali residuo che eccede il15%. E’ comunque difficile capire il criterio di questa scelta tecnica e politica che privilegia un area industriale omogenea, rispetto ad altre aree urbane con nuclei familiari e il restante delle attività lavorative del nostro Comune.
Il lato più incredibile della faccenda è che si va a promuovere, con il porta a porta, una differenziata che già è obbligo di legge per i produttori e gli utilizzatori di rifiuti speciali da attività lavorative.
Nel contempo invece di punire chi provoca degrado ambientale e sanitario, con il principio di legge che “chi inquina paga” ( principio che, tra l’altro, è il presupposto per il passaggio dalla vecchia tassa –tarsu - alla tariffa comunemente chiamata TIA), alla fine, viene, di fatto, favorito chi abbandona rifiuti dandogli l’alibi che qualcuno li verrà a prendere.
Probabilmente, salvo che questa esperienza di porta a porta faccia parte dei finanziamenti regionali stabiliti dall’Assessore BRAMERINI ( Del.Giunta Reg. n.631/08), il maggior impegno di spesa di AER SPA, per questo anomalo “porta a porta”, verrà imputato sulla parte fissa della TIA e quindi pagato da tutti i cittadini. Dubitiamo seriamente della legittimità di questo onere se fosse applicato, visto che, per Regolamento T I A, i produttori di rifiuti speciali ( quindi “assimilati” e, in questo caso “pericolosi”e “non-pericolosi”) che devono smaltire per conto proprio vengono esentati dalla parte variabile della TIA. Inoltre è presumibile che abbiano una Convenzione con AER per pagare “il corretto smaltimento”.

Raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge per la percentuale di raccolta differenziata, che dal 45% del 2008, dovrà raggiungere il 65% nel 2012 significa promuovere una coscienza collettiva di gestione virtuosa dei rifiuti, contemporaneamente ad un forte impegno verso le aziende i cui imballaggi primari vanno ad aumentare la produzione di rsu dei nuclei familiari. Promuovere e sostenere una politica di riduzione degli imballaggi di seconda e terza classe.
Non dimentichiamo che la Toscana è una delle poche regioni con il maggior quantitativo di rifiuti pro capite di circa 700 kg. contro i 548 del Centro Italia, proprio per la scelta di assimilare gli speciali agli urbani!
L’ultimo grande interrogativo di cui non abbiamo niente di documentato è quello di quanto, di questo glorioso 45% di differenziata, viene inviato effettivamente al riciclo e al riutilizzo. Quanto va in discarica? E quanto usato come sovvallo combustibile per l’inceneritore?
Forse dovreste calibrare l’uso della comunicazione, spesso mistificante, promuovendo un rapporto formativo e informativo con i cittadini che abbia il fine di sviluppare realmente il principio della raccolta differenziata di rifiuti urbani e la diminuizione dei rifiuti alla fonte.

ROSINI

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