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lunedì 13 dicembre 2010

NIKI VENDOLA AL CIRCOLO ANDREONI

Siamo arrivati presto, io e mio figlio di diciannove anni, sotto questo enorme tendone che avrebbe ospitato la serata con Niki Vendola.
Faceva piuttosto freddo così ci siamo messi ad aiutare i compagni a predisporre lo spazio.
Piano piano sono incominciate ad arrivare persone di tutte le età..
Non appartenevano alla solita tipologia che in questi eventi politci uno si aspetta.
C’erano tantissimi giovani e giovanissimi, insieme ad anziani di tutte le categorie sociali.
Tipi che si riconoscono dal loro aspetto, come politicizzati e persone comuni insieme ad anziane signore “impegnate”.
Molti volti mi ricordavano qualcuno ma non sapevo collocarli nella mia memoria.
Mezz’ora prima che Niki parlasse eravamo circa 800 persone.
C'è stato un momento in cui, dopo aver rivisto compagni che militavano nel PCI e nel sindacato addirittura negli anni 60, ho avuto la sensazione di una perdita del tempo.
Cercando di razionalizzare ho capito, invece, che non erano tanto i compagni, ormai attempati, che mi avevano prodotto queste emozioni, ma ciò che diceva Niki. Cose che ormai credevo dimenticate nella notte dei tempi. Il suo richiamo a dei principi e a dei valori che sono stati collettivamente rimossi da decenni di persuasione occulta, di costruzioni mediatiche di falsi immaginari collettivi, di rinuncia al valore della vita e di fatalistica accettazione della violenza sui più deboli, sui bambini e donne come se tutto ciò appartenesse alla normalità degli eventi.
Forse mi ero dimenticato che esisteva una Italia migliore. Quella delle lotte dei compagni studenti e operai, dei loro sacrifici anche con il carcere e la vita per affermare quei diritti che la dittatura fascista e la guerra ci avevano tolto.
Per un momento, in questa perdita di dimensione del tempo in cui era complice la situazione delle tantissime persone di tutte le categorie sociali, di tutte le età e i contenuti del discorso di Niki, ho avuto la netta sensazione della condizione schizoide in cui questo sistema ci ha portato. La divisione fra quello che profondamente ci ha sempre contraddistinto nel professare umanità, rispetto degli esseri umani di qualsiasi razza, religione e condizione sociale e quello che siamo diventati.
Noi siamo i figli e i nostri giovani sono i nipoti della Costituzione, non bisogna assolutamente dimenticarlo.
Niki, durante il suo intervento, ad un certo punto ha detto che siamo in un momento in cui ci manca l'aria.
Piero Calamandrei, padre costituente, diceva ai giovani delle scuole:

"La LIBERTA' è come l'aria: ci si accorge di quanto vale  quando comincia a mancarti"!

Credo che sia venuto il momento in cui bisogna dare un contenuto a questi principi e tradurre in azioni ed organizzazione le istanze e le speranze che percepiamo in tanta gente che spera che ci sia veramente qualcosa di nuovo nel nostro partito.

paolo

GUARDA IL VIDEO DELLA SERATA AL LINK:  http://livestre.am/vNwB

lunedì 15 novembre 2010

IL MISTERO DELLE TAVOLE SUPERATE




    Il Piano Attuativo del Luglio 2005 presentato dalla proprietà per il recupero di una delle tre zone dell’Area ferroviaria: L’Area Centauro, è contenuto in un faldone di cartone rosso, consunto. Sul frontespizio, scritto frettolosamente a mano con un pennarello nero, si legge: “TAVOLE SUPERATE”.
    Potremmo immaginare di mettere questo ingombrante contenitore sbilenco in una antica cantina e gli ingredienti per un romanzo dallo stile molto in voga, sarebbero pronti. Il titolo potrebbe essere :
IL MISTERO DELLE TAVOLE SUPERATE”.

     Purtroppo non si tratta di un romanzo ma di una cruda realtà, poiché aprendo il contenitore, archiviato nell’Ufficio Tecnico e sfogliando le tavole di progetto allegato, notiamo il disegno di alcuni edifici che trasformeranno l’Area Centauro in 20.000 metri cubi di media distribuzione e gli altri 20.000 mc, dei quarantamila previsti saranno, crisi e successivi cambi di destinazione d’uso permettendo, assegnati per il manifatturiero.
    Ciò che all’ignaro osservatore però salta subito all’occhio e lo riporta in una atmosfera di grande mistero è la presenza, nei progetti proposti, della CIMINIERA.
    Come potrete notare dai profili delle "TAVOLE SUPERATE" (nella slideshow sopra), l’elemento storico, oggetto per tanti cittadini di profonda delusione per il suo abbattimento e per me di furibonde polemiche, esiste! E’ riportato!!!  
   Addirittura nel disegno risulterebbe una sua ristrutturazione.
   Questo patrimonio di identità e’ lì, con i suoi trentacinque metri di altezza, che si erge orgoglioso ed elegante, con la sua scalinata a chiocciola, sovrastando l’edificio a cui è accomunato armonicamente.
    Una riflessione immediata da gente non informata e poco pratica della prestidigitazione urbanistica: “Allora è tutto regolare! Anche chi doveva trasformare l’area aveva a cuore questo elemento importante per la storia del nostro comune…”.

    Purtroppo non è così.

        Evidentemente dal Piano Attuativo presentato inizialmente, sembra nel rispetto dei vincoli descritti nel Piano Guida per l’Area Centauro (nell' Accordo di Programma e di Pianificazione del 16 ottobre del 2003 e relativo DPGR n. 17 del 3 febbraio 2004), qualche nuovo elemento, qualche nuovo rapporto fra proprietà e Ufficio Tecnico deve essere avvenuto.
    Infatti la vecchia ciminiera, ultimo baluardo di difesa contro la trasformazione del nostro comune in una estrema periferia, in ossequio alla mai realizzata città metropolitana, è stata distrutta.
    L’impressione è quella che si voglia cancellare anche la parte fotografica della memoria di chi l’ha sempre guardata passando, perché ormai è più di un anno che non esiste più.
    La logica di questo cinismo politico impone che la pozione amara e non voluta dai cittadini deve essere somministrata a piccoli sorsi, questo potrebbe spiegare la tempestiva cancellazione dal territorio della ciminiera e la ragione per cui non sono ancora cominciati i lavori di costruzione dei nuovi edifici.
    Una cosa bella che esiste la guardi ogni volta che ci passi vicino, poi la cosa bella smette di esistere e tu la ricordi ogni volta che passi dove prima esisteva. Poi, inesorabilmente, con il tempo la nostra memoria abbandona il ricordo e i sentimenti che suscitava.

    Questo meccanismo è così caro ai politicanti!

    Il grigio armadio di ferro che contiene il faldone delle “tavole superate” non può certo rispondere alle tante domande che questo mistero suscita.
     Speriamo in qualcuno, magari un Organo di Garanzia e Controllo, che stabilisca se ci sono delle responsabilità e fughi tutti i nostri dubbi.

Paolo

giovedì 7 ottobre 2010

DOVE SIAMO? DOVE ANDIAMO?

    Nel 1955 Piero Calamandrei, parlando di Costituzione, diceva agli studenti:

 "La libertà è come l’aria, fino a quando respiri
non ti accorgi che manca."

    In quel periodo, quasi sessanta anni fa, il popolo italiano che aveva vissuto in apnea cominciava a prendere delle grandi boccate di aria pura, priva della retorica fascista, ripulita dalle false illusioni che stuzzicavano l’immaginario collettivo. L’ecatombe di morti prodotti dalla follia della dittatura era terminata.
    Respiravano l’ossigeno che produceva la voglia di cambiare, e trasformava l’eredità
di paura nell’aspirazione di fare, di costruire un futuro migliore.
    Adesso, dopo anni di grande sviluppo e di pace fermamente voluta, il senso di soffocamento è tornato.
    La società in questo lasso di tempo è profondamente cambiata, le condizioni di vita rispetto alle sofferenze di allora sono migliorate in senso esponenziale.
    Siamo diventati capaci di rimuovere le malattie e la morte ( degli altri!) e viviamo nell’ ebbrezza della violenza pubblicizzata, soggetto principale dei giochi dei nostri figli.
    Tutto è possibile in questo nuovo mondo: si va veloci come saette, la comunicazione con tutto il globo è in tempo reale. Mai si sarebbero immaginati i nostri nonni che dopo poco più di cinquanta anni la società si sarebbe evoluta così tanto. Se qualcuno gli avesse detto che nel futuro sarebbe esistita addirittura la vita artificiale, avrebbero pensato ad un’opera del diavolo.
    Come erano strani quegli uomini che sacrificavano anche la vita per un principio.
    Ma chi glie lo faceva fare!
    Non avrebbero faticato meno se si fossero comportati come l’”Homo berlusca”, dell’Italia del terzo millennio, che non si pone nemmeno il problema di che cosa è la libertà, la giustizia, la solidarietà umana?
    Non sarebbero stati meglio se avessero seguito l’attuale filosofia masso mafiosa, padrona assoluta dell’informazione, che raccomanda caldamente di pensare al proprio interesse personale?
    Intanto l’ aria che respiriamo è già confezionata in contenitori televisivi debitamente miscelata fra cosce, culi e grandi bugie, tra falsi bisogni e le profonde frustrazioni del chi siamo e di chi vorremmo essere.
    Ci accorgeremo in tempo quando la nostra natura umana, i nostri polmoni urleranno chiedendo aria pulita?
    Quando la nostra aspirazione biologica di comunicare reclamerà di dominare su quella informatica e il desiderio di stringere fisicamente una mano o condividere la realtà, non l’immagine, di un amore o di una sofferenza dell’altro diventerà ineluttabile?
    Chissà, forse continueremo respirare affannosamente l’aria di una falsa libertà oppure finalmente consapevoli del diritto alla dignità, alzando la testa, si aprirà uno squarcio nel grande reality a puntate di questo mondo virtuale e la consistenza di ciò che apparirà ci farà tornare liberi.
         -- paolo --

Filmato 1° Parte

Filmato 2° Parte

*Il filmato è stato realizzato grazie ai video pubblicati su youtube delle puntate della trasmissione "La Storia siamo noi" in onda su Rai 2.

[filmato integrale al link: http://www.youtube.com/view_play_list?feature=iv&annotation_id=annotation_774578&p=5AFBADFCB1C0FA6E]

venerdì 16 luglio 2010

L'inceneritore che "non esiste"!

     L'immagine della casa colonica con lo sfondo l'inceneritore che non esiste, (poiché è stata creata al computer) è visibile su internet ed è a disposizione di un numero enorme di utenti.  Con questo vergognoso cubo virtuale riempito di edera, che probabilmente si rifiuterà di crescere fra i miasmi, che vuole abituare l’occhio ad un prossimo futuro di paesaggio precostruito ed innaturale, quella bellissima casa torre diventa anacronistica e fa pensare ad una cosa che appartiene al passato.   
     Penso solidalmente all’Azienda proprietaria di quella casa che detiene il marchio del vino sulla dicitura e alla storia secolare di certosino lavoro agricolo per sviluppare il gusto, apprezzato in tutto il mondo, del frutto delle meravigliose vigne che, per fortuna ancora esistono.
     Senza quel mostro virtuale, il cartello del vino chianti Selvapiana, scritto sulla facciata di una casa colonica in mezzo alle vigne, ha un forte ascendente pubblicitario e rappresenta una preziosità paesaggistica che può attirare turismo.
     Per questo quell'immagine è una pura provocazione dettata dalla rabbia di chi da anni aveva già assaporato il ritorno politico di questa tragica scelta , degli interessi vari che sarebbero circolati insieme ai rifiuti e invece ha visto crollare i suoi progetti.
    Per la stessa collera sono diventati arroganti al punto di anticipare decisioni sulla fattibilità dell’inceneritore che dovevano essere ancora vagliate istituzionalmente e da organismi, come il TAR che puntualmente li ha smentiti.
     Sentirsi colpiti nel vivo della loro infallibilità di tecnici che scambiano il loro ruolo di servitori della politica, quella nobile, con una autonomia che è limitata dalla democrazia e dall’uso corretto delle istituzioni, li ha sbarellati a tal punto dal voler perseguire una battaglia contro quella stessa partecipazione che tanto viene decantata, anche nelle Leggi della Regione, dando per scontato che tutto sarebbe stato realizzato. Ad ogni osservazione dei cittadini, dubbio legittimo di fasce sociali e produttive, paure per la salute hanno voluto rispondere come si risponde ad un antagonista, in maniera opposta.
     L'arroganza , l'assoluta mancanza del senso del rispetto della collettività e del principio di massima precauzione per la salute pubblica, non solo li ha resi aggressivi nelle immagini ma così ciechi e presuntuosi da erigersi al di sopra di un tribunale amministrativo interpretando a proprio uso e consumo le sue sentenze.

Paolo



fonte rendering edera:
sito Aer Spa >> http://www.termovalorizzatore.it/thermo/prgt2/Elaborati%20Agosto%202007/Allegato%2015/img15.zip

venerdì 18 giugno 2010

Comunicato Sindacale dei lavoratori della Brunelleschi

Sieci, 11.06.2010


L’assemblea riunita dei lavoratori di Brunelleschi industrie srl, dopo un’attenta analisi della situazione aziendale e a seguito degli incontri informali avuti con i vari interlocutori, aziendali e istituzionali, si dichiara favorevole alla creazione di un percorso che porti i lavoratori a riunirsi in una cooperativa al fine di proseguire l’attività aziendale. A questo scopo sarà creato un comitato promotore che delinei la tempistica e la metodologia di quest’impegnativa operazione.
L’obiettivo di questo comunicato è quello di sottolineare, ad istituzioni e cittadini, la complessità del passo che intendono compiere i lavoratori, con la speranza di ricevere aiuto e collaborazione.
Chi ha seguito la storia degli ultimi anni di Brunelleschi, sa benissimo che il punto nodale sul quale
si è articolata la vicenda, è il recupero dell’area del vecchio stabilimento da parte del Gruppo Margheri, controllore quindi anche di Brunelleschi Industrie.
Al fine di continuare l’attività di produzione di piastrelle di pregio, e nello stesso momento di realizzare un business proprio grazie all’area in questione, è stato costruito un nuovo stabilimento in località Massolina, completato al 95%. L’investimento del Gruppo è stato oneroso e mirato a creare uno stabilimento versatile e funzionale, in grado di cambiare facilmente prodotti a secondo delle esigenze di mercato. Purtroppo la crisi globale ha investito anche il settore immobiliare, e il Gruppo Margheri si è trovato in una crisi economica fortissima. Tanto grave da farlo desistere da proseguire l’attività nel campo della ceramica.
L’amministrazione comunale di Pontassieve, da sempre vicina ai lavoratori, ha nel corso degli anni messo vincoli ben precisi sull’area, al fine di garantire un vero progetto di spostamento.
In caso di mancata messa in funzione del nuovo sito produttivo, il comune di Pontassieve, avrebbe in ogni caso messo il proprio veto sul piano di recupero del vecchio stabilimento.
Purtroppo questo non serve a salvare i 40 posti di lavoro, la storia e la professionalità di Brunelleschi.
Da qui la nostra decisione di assecondare i progetti di sviluppo dell’area, che consentirebbero al Gruppo di non prendere una china definitiva, rinunciando ad alzare “barricate”, ed avendo invece la ferma intenzione di discutere qualsiasi dettaglio che interessi il nostro futuro. Va ricordato che intorno al gruppo ruotano circa 500 posti di lavoro e, forse perchè da tanti anni in lotta, i lavoratori Brunelleschi, senza presunzione, non vogliono mettere in discussione il futuro di tante altre famiglie, ritrovandosi in una situazione di lotta estrema con il Gruppo. Speriamo solo che anche gli altri lavoratori, e i sindaci dei comuni dove lavorano, si accorgano di queste 40 persone che si avventurano in un percorso difficile e ancora incerto.
Ci apprestiamo quindi a trascorrere ancora altri mesi in cassa integrazione, nell’attesa del termine dei lavori e del collaudo dello stabilimento, da parte del Gruppo e di Brunelleschi Industrie.
Nel frattempo, c’impegneremo nell’approntare questo nuovo soggetto cooperativistico che subentrerà nell’attività già avviata. A tutti i vari soggetti che ci sono stati vicini negli ultimi dieci anni, la richiesta che continuino a sostenerci e a credere in noi.

Grazie

RSU Brunelleschi Industrie

La storia infinita........

Riceviamo un documento di un gruppo di operai della Fabbrica Brunelleschi, indirizzato ad alcuni “attori” della loro lunghissima vertenza.
Lo pubblichiamo volentieri sperando di portare un modesto contributo ad una soluzione che possa risolvere le incertezze dei lavoratori e la salvaguardia del loro sacrosanto diritto al lavoro che attualmente svolgono.
Contemporaneamente ci auguriamo che la loro fabbrica possa essere mantenuta come patrimonio nazionale di archeologia industriale e come tale non modificato per un uso completamente estraneo a ciò che essa rappresenta.
                       " C.A Commissario Filcem-CGIL

                          Sig.Umberto Sacconi

                          C.A Segretario Generale Camera 
                          Del Lavoro di Firenze
                          Sig.Mauro Fuso

                          RSU Brunelleschi Industrie Srl
                          Sieci, 16.06.2010


          Siamo un gruppo di lavoratori della Brunelleschi Industrie srl di Sieci, azienda da molti anni in crisi e facente parte, come è senz’altro noto, del Gruppo Margheri. Scriviamo queste poche righe per evidenziare il nostro disagio e la nostra preoccupazione per i connotati che sta assumendo la vertenza che ci riguarda. Siamo perfettamente a conoscenza del percorso che si sta creando per la nostra realtà lavorativa, cioè quello di una cooperativa che subentri nella gestione dell’attività produttiva e commerciale a fronte di un disimpegno del Gruppo, causato da un evidente dissesto economico. Siamo perfettamente a conoscenza dell’esistenza di un comitato promotore formato da nostri colleghi, organismo ritenuto fondamentale ed essenziale anche da parte nostra. Qui però termina la nostra conoscenza e i contorni della vicenda si fanno meno chiari. Il processo che ha portato alla sospensione dei funzionari Filcem è parte di dinamiche interne alla CGIL, che sicuramente ha regole, regolamenti e organismi ai quali tutti suoi componenti si devono attenere, ma che ha anche, come compito essenziale, assistere i propri iscritti con persone che conoscano la storia e le vicende delle aziende in difficoltà e i risvolti, per non dire dei personaggi, che le girano intorno. Questa non è sicuramente una critica nei confronti della Nostra RSU e dei funzionari che l’assistono: entrambi sono in difficoltà, sballottati in un mare di discorsi e di fronte ad una situazione che ha miriadi di aspetti pericolosi, per i lavoratori e anche per il sindacato. Essendo in buona parte noi responsabili dei vari reparti dell’azienda, siamo perfettamente a conoscenza dello stato del nuovo stabilimento, che non è vero che sia pronto; siamo a conoscenza delle complicazioni che esistono nel districarsi negli appalti e subappalti degli impiantisti che devono terminare i lavori; siamo consapevoli che i prodotti che devono essere la base del nostro futuro devono ancora essere testati e certificati per tutti gli usi; siamo certi che alcuni prodotti di alta gamma fanno gola ad aziende senza scrupoli che gioirebbero se noi smettessimo di farli; siamo certi che ci vogliono alcuni mesi prima che lo stabilimento possa rimettersi in moto; siamo certi che la rete commerciale non esiste e vada ricostruita; siamo certi che pensare a prodotti e a una commercializzazione finalizzata solamente a grandi commesse, ci uccide in partenza avendo un costo di produzione più alto della media e una tipologia che spesso mal si presta alla tipologia di edificazione di certa edilizia; siamo certi che una volta usciti dal vecchio stabilimento, le banche recupereranno le loro decine di milioni dal Gruppo, che continuerà ad esistere e a fare affari milionari, mentre un gruppo di lavoratori si ritroverà in uno stabilimento nuovo ma fuori da ogni comprensorio e alla mercé di scaltri imprenditori, nel momento in cui si presentasse la prima difficoltà.


Siamo anche certi degli impegni presi dal Comune di Pontassieve, che non riguardano solo il vincolo dell’area, punto importante che sembrerebbe apparire superato, ma anche la conservazione della tipicità e dell’unicità di certi prodotti, della professionalità e della storia di una realtà unica al mondo e ultimo baluardo d’industrializzazione in un territorio ormai spogliato.


         C’è la sensazione che il sindacato assecondi la guerra tra poveri e scelga il male minore. Vogliamo veramente credere che l’area non deve essere venduta subito per salvare il gruppo?Che il ricavato serva, oltre per i famelici appetiti delle banche, per salvare i 500 posti di lavoro che ruotano intorno al gruppo, o per garantire i cittadini che hanno comprato appartamenti mai finiti?Vogliamo far finta che le amministrazioni della provincia non sappiano questo?


         Dobbiamo farci carico noi, con i nostri soldi, dopo mesi di CIG, di questa situazione? E’ questo che ci chiede il sindacato?Dobbiamo noi sottostare a che ci dice”bere o affogare”? Noi non vogliamo dividere ne creare confusione: vogliamo solo essere smentiti con i fatti, con gli accordi messi nero su bianco. Noi non chiediamo nient’altro che l’azienda, come concordato, avvii lo stabilimento e che la lega delle cooperative ci assista, nel primissimo periodo a trovare sbocchi commerciali, fino al momento in cui la cooperativa non sia in grado di delinearsi e di provare ad essere azienda. Noi porteremo questi interrogativi di fronte a qualsiasi istituzione e denunceremo qualsiasi aspetto che non sia più che trasparente e che non sia deciso dai lavoratori, finalmente riuniti ai propri funzionari.


Cordiali saluti


Paolo Vaggelli- responsabile stabilimento
Marco Mugnaini- responsabile area tecnica
Marco Buccioni- responsabile area smalti
Rossana Bandinelli- responsabile ufficio commerciale
Alessandro Meli- ufficio commerciale
Maria Razzanelli- ufficio amministrativo
Chiara Piantini – ufficio amministrativo
Barbara Pratesi – responsabile scelta
Gennai Cinzia- responsabile campioni
Borghini Roberto- operaio specializzato
Alessio Magni- operaio specializzato"

( QUI documento originale )

E’ ormai da molti anni che gli operai della fabbrica di ceramiche di pregio Brunelleschi vivono nell’incertezza per il loro futuro.
La resistenza nell’affermare il diritto al lavoro, la qualificazione della loro mano d’opera e il grande valore di archeologia industriale della loro fabbrica, che ha iniziato l’attività nel 1774, li ha salvati fino ad ora dalla disoccupazione e ha impedito che i poco nobili appettiti di finanziarie, banche e “piccole” Amministrazioni locali, fossero placati.
Purtroppo siamo alla stretta finale:
O i lavoratori si lanciano senza rete nel buio della crisi e diventano operai-imprenditori, oppure si và a casa!
Non c’è più tempo, i personaggi sulla scacchiera di questo cinico gioco sono già posizionati, l’immobile storico deve essere venduto, deve trasformarsi in volume residenziale, deve far muovere capitali.
Il balletto delle false promesse si è fermato.

Paolo R.

"Un sacco pieno di favole"

E’ una storia infinita che sta giungendo al termine
Il Nulla con la sua marea nera che distrugge tutto ha raggiunto la Fabbrica Brunelleschi.



Per più di due secoli la maestosa costruzione ha resistito agli eventi, alle disastrose alluvioni del fiume che ne bagna i lembi, alle bombe degli invasori; adesso è lì, deturpata dai pruni e dalle erbacce, sventrata al suo interno, come una bestia che va al macello.
I suoi archi, le sue finestre di grande vanto aspettano il colpo finale da un nemico potentissimo e insidioso. Dopo secoli di regalità architettonica, le antiche pietre sono prive di difese.
Non ci sono anticorpi al vile denaro, alla speculazione e all’ignoranza dei servi.
Dell’ultimo esempio di storia operaia rimasto in questo territorio, il grande tesoro della Brunelleschi non suscita amor proprio, non produce legittimo orgoglio nei cittadini obnubilati dalle false promesse, dall’ipnosi del voto ai notabili di paese.
Non importa se da anni un avamposto cerca di resistere, amando ciò che la fabbrica rappresenta per il suo prodotto di pregio che ha sostentato per tante epoche le famiglie dei lavoratori.
La marea nera del Nulla colpisce di notte nei rioni dormitorio e negli incubi di chi non ama la sua terra e ha smarrito il proprio senso di appartenenza.
Come un diabolico fauno che precede il Nulla, Peter Pan è tornato promettendo meravigliosi paesaggi da favola e lussuose abitazioni.
Che cosa ne farà degli operai che da anni riempie di promesse?
Magari li porterà con sé e li farà volare nel sogno imprenditoriale fino a raggiungere la sua isola.

L’Isola Che Non C’ È.

Paolo

lunedì 7 giugno 2010

I MISTERI D’ITALIA In ricordo di Giorgiana Masi uccisa da un proiettile di pistola durante una manifestazione di piazza il 12/05/77

“MAGISTERO 76”


Quante volte ci siamo chiesti

A che serve essere

E quante volte il rumore del tuono

e dei lacrimogeni

ci ha riempito di sgomento.

Essere che rabbrividisce

Essere che ribolle

Essere che ha paura

Da dove esce questa nuvola di odio?

E’ l’essere che odia

SIAMO NOI

CHE AMIAMO.



Paolo

NOTTURNO

Motivi mai ascoltati,

eppure stranamente conosciuti,

accompagnano le ore

che macinano senza affetti

le pietre della Terra.

Non ha più senso domandare al tempo

Gli stessi battiti.

Adesso basta chiudere lo stomaco

E lasciarsi trasportare

Senza logica.

Alla ricerca della nostra preistoria presente.

Il cerchio di luna è ancora vivo

E noi

Immersi nelle sfuocate immagini

Fino all’esaurimento dell’ultimo desiderio.



Paolo

venerdì 21 maggio 2010

L'altra dimensione dell'apparenza

Sembra di entrare in un altro mondo! Così dice chi si è avventurato in quella zona dall’altra parte della strada dove è stato realizzato il complesso immobiliare, così pomposamente denominato Mezzana 2.

Gli sgargianti colori della barriera delle case coprono la vista del meraviglioso paesaggio di colline che prima tutti godevano, anche i turisti o i viaggiatori di treno e di auto , questa illusione del nuovo, che di nuovo ha ben poco per il nostro territorio, si infrange miseramente nella drammatica realtà dell’abbandono e del degrado.
Basta girare le spalle all’illusione e una foresta di erbacce, rovi, capannoni abbandonati assale chi si avventura. Tettoie sostenute da pali sbilenchi mantengono il tanfo delle travi che distanziavano le rotaie di antiche linee ferroviarie. Pezzi di onduline, forse di amianto, lasciati fra gli sterpi, fanno da rifugio a formiche e a sconosciuti insetti.
In questo paesaggio kafkiano l’incauto viandante cammina per uno stradello sterrato che arriva all’antro dove la fiamma ossidrica divide indiscriminatamente antichi locomotori elettrici e diesel. Li smembra in pezzi informi di ferro, lana di roccia, plastica che ancora grondano oli di raffreddamento ed emanano fetore di bruciato.
Ma dove è capitato il nostro viaggiatore? Possibile che nessuno sappia, che non conosca questa dimensione più avvilente del degrado?
Non possiamo certo dirgli che tutti sanno, che chi deve sapere, chi ha la responsabilità di sapere è ampliamente edotto. Non possiamo farlo passare dall’inquietudine al terrore.
Una piccola componente della comunità delle case colorate, abbandonata da negozi e mezzi di comunicazione, aveva visto da molti mesi le colonne di fumo cangiante dall’azzurro al nero al giallo e aveva respirato e odorato quelle sostanze.
Aveva denunciato la situazione a chi sapeva o doveva sapere e sono stati rassicurati, anche per lettera che alcuni conservano, che tutto andava bene e che non dovevano preoccuparsi.
Al loro insistere per il perdurare della situazione, ARPAT e ASL riconfermano che tutto va bene.
Come è difficile il rapporto fra questi enti che tutelano i cittadini e i cittadini stessi.
Secondo la burocrazia impiegatizia chi vive nella pelle i disagi sicuramente tende ad esagerare, per cui il primo approccio con questi paranoici che vedono i colori nel fumo è quello di smentire le loro “drammatizzazioni”.

Forse stanno semplicemente recuperando ferro !

Intanto enormi camion blu, trasportano tonnellate di rifiuti speciali e forse anche pericolosi.
Ma dove li portano?

Alcuni giorni prima dello scandalo del G8, nel quale sembra coinvolto il Capitan Bertolaso, la Toscana veniva rammentata a causa di una Azienda ecologica maremmana, con tanto di Autorizzazione Integrata Ambientale.
Questa Azienda sembra fosse implicata in un enorme giro di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi che venivano smaltiti illegalmente si dice in discariche ed anche in zone a protezione ambientale.

Vuoi vedere…….?


*foto riprese dall'articolo " Il fumo a colori allarma Pontassieve " del Corriere Fiorentino

giovedì 1 aprile 2010

E....."Il cielo si colora di grigio" !

            Il dovere di una informazione corretta è, in questi periodi, un tema dominante.
Spesso attraverso notizie pubblicate nei media si danno immagini distorte della realtà, nonostante le notizie stesse abbiano il fondamento della verità.
            Facciamo il caso dell’articolo apparso il 23/3/010 sul Corriere Fiorentino (nel quotidiano Corriere della Sera) in relazione alle emissioni di polveri e di altri inquinante da parte del Cementificio di Pelago.
            Si legge che i cittadini protestano per i frequenti depositi di polvere di cemento, o di materiali per farlo, sulle automobili, sui panni stesi e, chiaramente sui nostri polmoni.
           Di fronte ad un articolo del genere che provoca una legittima inquietudine nei cittadini, specialmente di coloro che risiedono nell’area di ricaduta delle polveri, ITALCEMENTI ed ARPAT si affannano ad affermare che nonostante questi fenomeni, imputati a particolari situazioni atmosferiche, non ci sia niente da preoccuparsi poiché da parte sua ITALCEMENTI compie nei termini previsti ciò che la legge prevede riguardo agli autocontrolli. Dal canto suo ARPAT afferma che le emissioni sono nei termini di legge. Stante così le cose le informazioni date dagli Organi di controllo interessati e dalla stessa Azienda ITALCEMENTI hanno il fondamento della verità cioè rispondono al vero.
           Purtroppo ogni verità non è mai assoluta infatti se approfondissimo l’informazione rispetto a quanto dichiarato ci dovremmo chiedere:
         >>  In quali intervalli di mesi o anni ARPAT compie controlli completi su questa infrastruttura inquinante che è il cementificio, posto in un area che nel tempo ha sempre aumentato la sua urbanizzazione residenziale e quindi la densità di popolazione nelle sue vicinanze?
         >>   Perché a sostegno di quelle verità dichiarate non si dice che di fatto, salvo alcuni studi di SIA con par ametrazioni a livello provinciale e compiute su modelli di area comunali e non di area interessata, non sappiamo l’incidenza delle patologie e della mortalità legate all’assunzione di quel particolare tipo di inquinanti del cementificio?
           Nel 2006 fu promulgato un Decreto Legislativo, il numero 152/2006, che obbliga gli Impianti inquinanti, come la cementeria in oggetto, che hanno l’Autorizzazione alle Emissioni rilasciata dopo il 1985 ( in cui vengono previsti i limiti massimi di inquinanti che possono essere dispersi in aria, terra ed acqua), a provvedere entro 15 anni dalla data effettiva di Autorizzazione al rinnovo, secondo le normative sulle emissioni attuali, della stessa.
           Da questa informazione sulla Legge si conferma la parzialità e la distorsione della verità, infatti se noi facessimo un paragone fra le ricerche della scienza medica sulle gravissime patologie oncologiche e comunque altamente debilitanti provocate dall’ingerimento o dall’assunzione per via aerea degli inquinanti e i limiti attuali previsti per Legge, ci renderemmo conto che il Principio Di Massima Precauzione non verrebbe quasi mai rispettato.
           Sulla carta si pongono dei limiti alle emissioni proprio in funzione della salvaguardia della salute umana ma faticosamente e con grandi resistenze i Legislatori adeguano detti limiti alle scoperte della Scienza Medica di tutto il mondo.
           Tornando quindi al nostro articolo sulla stampa e alle dichiarazioni degli addetti ai lavori sulla sicurezza per la popolazione che secondo loro è garantita, il paradosso fra la realtà e ciò che prevede la Legge ha la forza di una esplosione.
           ITALCEMENTI possiede una Autorizzazione alle Emissioni, rilasciata dalla Regione Toscana ben 21 anni fa, cioè nel 1989 e, come ebbi a denunciare in un precedente post nel mio blog, la stessa ARPAT compie i controlli, peraltro altamente diluiti nel tempo, adottando come parametri di riferimenti i limiti previsti in questa antica AUTORIZZAZIONE.
           Per concludere ITALCEMENTI ha tempo fino a tutto il 2010 per richiedere, ripeto richiedere, l’aggiornamento delle autorizzazioni.
           Da una richiesta di accesso agli atti fatta ad ARPAT, ad oggi, non risulta che ITALCEMENTI abbia fatto alcuna domanda di rinnovo delle emissioni.

Paolo R.

sabato 20 marzo 2010

La " strada della VIA " ......

Cara vicepresidente Cantini, siamo felici ed orgogliosi che il buon senso che hanno avuto i Giudici del Tribunale Ammnistrativo Regionale nell'annullare il Procedimento di AIA e di Via per il nuovo inceneritore che si vorrebbe costruire a Selvapiana, abbia pervaso anche gli Ammnistratori Provinciali facendoli decidere di iniziare una Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale sul Progetto definitivo della Statale 67, tratto Stentatolo-Dicomano.
Siamo anche un pò preoccupati perchè da ciò che Lei dichiara nella Conferenza Stampa di passaggio del Progetto Preliminare, con obbligo di VIA all' ANAS, appare evidente che la scelta Provinciale di valutare possibili impatti ambientali e paesaggistici dell'attuale tracciato, provenga non tanto da una analisi delle osservazioni pervenute, dai pareri degli Enti e da una decisione finale improntata dalla sensibilità ambientale e di rispetto della nostra Valdisieve ma dal timore che un eventuale ricorso al TAR avrebbe dato ragione ai ricorrenti.
Quindi Sig.ra VicePresidente sia veramente sincera con noi, ce lo dica che la vostra urgenza di ottenere i quasi duecentomilioni di euro di finanziamenti confligge con le lungaggini della procedura di VIA e che quindi, se fosse stato per voi possibile, dalla procedura di assogettabilità sareste passati immediatamente al Progetto definitivo senza VIA.
Gentile Assessore non sappiamo se Lei si è resa conto di ciò che è scritto sul comunicato stampa della Provincia, riguardo alle Sue dichiarazioni. Ha presente l' EGOARCA attualmente indagato, quando calpesta e gira anche il piede sulle garanzie che le Leggi e la Costituzione danno a tutti cittadini? Siamo convinti che Lei non può aver dimenticato quanto sia poco politico e molto poco etico cercare di influenzare, gridando alla strumentalizzazione, prima ancora che i suddetti pareri siano analizzati ed espressi nella futura procedura di VIA, da chi ha il diritto di farlo. Compreso noi cittadini!
Oramai siamo svezzati al linguaggio politichese, ai falsi trionfalismi, all'appropriazione di meriti non vostri e che fino ad un minuto prima avreste demonizzato.
E' questa una politica antica nei rapporti con i cittadini, è un rinchiudersi in un fortino assalito dalla presa di coscienza della gente. Se non capite il messaggio che proviene da chi vive i problemi che voi dovreste risolvere o attenuare siete privi di coscienza politica e di proposte.

Ed infine Sig.ra VicePresidente può riuscire a spiegarci come si fa a strumentalizzare una Valutazione di Impatto Ambientale?
Forse i vostri tecnici, attraverso modelli di simulazione matematica potrebbero presentare un quadro di inquinamento, di impatto paesaggistico, di rischi idraulici coinvolgenti le popolazioni della Valle, che potrebbero non rispondere alla realtà?

Noi semplici cittadini non abbiamo nè i mezzi nè la preparazione per strumentalizzare procedure che aprite e gestite Voi.
Possiamo semplicemente denunciare quello che temiamo possa avvenire a casa nostra, i pericoli per i nostri figli e i per i figli dei nostri figli.

Per concludere Vicepresidente Cantini, se Voi non siete preoccupati delle distanze che create con i cittadini, noi, in mezzo ad un regime nazionale ne siamo terrorizzati.

rosini

Caro Assessore Provinciale

          siamo sotto elezioni regionali e chi ha fondato la sua politica sull’incenerimento non può abbandonare il traballante piedistallo che fino ad ora lo ha sorretto.
          Prescindendo da una evidente realtà dell’impossibilità, da qui a qualche anno, di costruire impianti di incenerimento che producono nello smaltimento finale dei rifiuti, la misura di un terzo di quelli bruciati, ceneri e fanghi ancora più pericolosi per la salute umana, si cerca di far passare il messaggio nell’opinione pubblica che la sentenza del Tar sull’inceneritore di Selvapiana, non abbia prodotto nessuna reazione politica nelle problematiche dello smaltimento dei rifiuti.
         Nel periodo intercorso fra il ricorso al TAR e la sentenza successiva, per gli organi interessati al finanziamento, realizzazione e gestione del nuovo inceneritore, sembrava che nessun giudizio fosse all’analisi dei giudici. Infatti la propaganda politica nei nostri territori era improntata dalla presunzione che nulla sarebbe cambiato nella costruzione del megainceneritore. A conferma di ciò abbiamo visto nascere una fotocopia di AER SPA nella Società a Responsabilità Limitata ( AER IMPIANTI SRL) a cui la Provincia, Egregio Assessore, si è affrettata nel trasferimento dell’autorizzazione (AIA) .
           E’ strano che non si sia accorto dell’intervento delle associazioni, del loro legittimo controllo sulle azioni dell’Amministrazione Pubblica che ha portato, con la Sentenza, all’annullamento delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e di quella stessa Autorizzazione Integrata Ambientale ( così velocemente passata da una Società all’altra), riaffermando quanto sia essenziale il ruolo della partecipazione dei cittadini ai processi che li vedono coinvolti nella loro salute, economia e qualità della vita. Eppure le Leggi Regionali sui vari tipi di impatti ambientali, sanitari e sulla sostenibilità di cui è improntata tutta la normativa regionale sul governo del territorio sono state fatte proprio da quel partito che gli ha permesso di svolgere il ruolo che riveste attualmente.
         Ciò nonostante la comunicazione alla collettività di cui Lei è strumento, amplifica il messaggio di una emergenza rifiuti tale che sembra impossibile da risolvere in altri modi, generando ansia nei cittadini, fino a farli convincere che l’unica strada sia quella dell’incenerimento. Ma è la realtà esistente dietro a tutto l’affare inceneritori provoca inquietudine. Abbiamo vissuto, nemmeno con ansia ma con angoscia, l’emergenza delle strade di Napoli con mucchi enormi di rifiuti che bruciavano generando quantità inimmaginabili di diossina e il miracolo di S.Gennaro Berlusconi che in pochi giorni ha ripulito tutto. Stranamente, in questi anni di crescita della coscienza ambientalista, l’emergenza napoletana è stata propinata più volte alla nostra popolazione provinciale come un messaggio sull’improcastinabile necessità della costruzione degli inceneritori.
         Qualche giorno prima dello scandalo delle grandi opere della Protezione Civile era apparso nei giornali un altrettanto gravissimo scandalo: quello delle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, la maggior parte proveniente dalla bonifica di Bagnoli, smaltiti illegalmente chissà in quali siti, dispersi, si diceva nei giornali, anche in aree a tutela ambientale, forse bruciati.
         Guarda caso una delle Aziende indagate, che sembra abbia un ruolo primario, ha sede nella nostra regione e possiede una regolare Autorizzazione Integrata Ambientale.
         Si è parlato nei media che in questa operazione ci fosse odore di mafia e i nostri politici regionali si sono affrettati nei distinguo, in promesse politichesi future, in posizioni ponziopilatesche.
         Adesso non sappiamo più nulla. Forse l’informazione corretta potrebbe far male alla ricerca di consenso elettorale.
         Perchè Assessore, non ci parla per esempio delle centinaia di migliaia di euro, forse milioni spesi per le procedure, per i progetti, per le consulenze assegnate per costruire questo castello di carte del Piano Rifiuti in cui gli inceneritori con i loro cugini cementifici sono le basi portanti. Ricordo quando il precedente Presidente della Provincia spese migliaia di euro di denaro pubblico per impestare Firenze di maximanifesti con un cittadino immerso nella cacca fino al collo, illustrando così quello che sarebbe successo senza inceneritori. Il novello Dalì, il Genio fiorentino e chi più ne ha più ne metta! Se questa è la qualità dell’informazione e il senso del buon gusto, ne facciamo volentieri a meno.
        Ci spieghi perché la Toscana è la Regione con la maggiore quantità di rifiuti procapite prodotta e non ci chiarisce perché ai rifiuti urbani vengono conteggiati anche quelli assimilati.
        E infine perché non risponde dell’evidente bluff della raccolta differenziata raccontandoci dove va a finire. In barba alle definizioni della legge stessa che prevede il riciclo, il riutilizzo o il corretto recupero.

Mi domando con quale coraggio si possa fare opposizione ad un regime in cui la trasparenza e correttezza delle informazioni, il potere sui media sono le armi che lo fanno tale.

rosini

domenica 14 marzo 2010

CAMPAGNA IN DIFESA DEL LATTE MATERNO

Con il sostegno dell'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente ISDE

Montale 8 marzo 2010

APPELLO A TUTTE LE DONNE NELLE ISTITUZIONI
NAZIONALI ED INTERNAZIONALI:

        Parlare del latte materno contaminato da sostanze inquinanti, tossiche e pericolose vuol dire sollevare il velo su una questione che mette in crisi, che fa venire i brividi, che ci fa riflettere sul livello di degenerazione raggiunto.
        Oramai l'argomento non può più essere taciuto e prendere coscienza del fatto che l’alimento più prezioso al mondo contenga quantità elevate di sostanze pericolose e cancerogene, specie se proveniente da mamme residenti in territori industrializzati, non può più essere questione di pochi specialisti di settore, ma è ora che anche le persone comuni, soprattutto le donne che allattano, o che sono in procinto di farlo, siano informate e siano messe in grado di opporsi a questa “barbarie di specie”:

ANCHE IL LATTE MATERNO E’ GRAVEMENTE INQUINATO!

       L'umanità distrugge la sua stessa discendenza!
      Occasioni per parlarne non ne sono mai mancate, ma stavolta la questione è venuta prepotentemente alla ribalta grazie a due mamme, residenti in area di ricaduta dell’inceneritore di Montale (Pt), che si sono volontariamente sottoposte all’analisi del proprio latte.
      L’analisi del latte è stata eseguita in un laboratorio accreditato ed i campioni provengono da madri di circa 30 anni, con stili di vita sani ma con storie diverse (al primo parto / più parti e pregressi aborti). I costi degli esami sono stati sostenuti dal Comitato Contro l’inceneritore di Montale, grazie ai contributi dei cittadini desiderosi di conoscere lo stato di salute della popolazione, in particolare dei bambini, che da oltre 30 anni subisce le emissioni dell’inceneritore, che brucia rifiuti urbani, ma non solo.
       Le analisi hanno confermato quello che era già stato evidenziato dai campionamenti fatti da ASL e ARPAT sui terreni e sugli alimenti: pesante contaminazione da diossine e PCB.
       Purtroppo, così come niente è stato fatto per impedire la produzione vendita e commercializzazione dei cibi contaminati provenienti dalle zone poste in area di ricaduta dell’impianto (polli pesantemente contaminati da diossina che continuano ad essere mangiati) niente viene fatto neppure per la contaminazione del latte materno.
       Eppure che l’inceneritore sia parte in causa della pesante contaminazione ormai è fuori di dubbio! Il profilo di 12 molecole diossino-simili appartenenti ai Policlorobifenili (PCB dioxin-like) riscontrati nei campioni di latte materno è del tutto sovrapponibile al profilo dei PCB emessi dall’impianto ( analisi a camino di ARPA e del gestore) ed a quello dei PCB riscontrati nelle carni di pollo.
       Questa è l'ulteriore conferma di come diossine e PCB che escono dai camini degli inceneritori di vecchia e nuova generazione si ritrovano poi nei terreni, nei cibi che mangiamo, nell'acqua e... alla fine della catena, nel latte materno e poi nei nostri bambini.

ALLATTARE I PROPRI FIGLI CON SERENITA’ E’ UN DIRITTO BASILARE:

LE DONNE VOGLIONO TRASMETTERE AI PROPRI FIGLI LA VITA, NON i VELENI

      Amministratori e ASL, alle preoccupate proteste dei cittadini, hanno risposto che il livello di contaminazione è alto, ma tant’è…. questo succede in tutte le realtà industrializzate!

     Abbiamo scoperto che dicono il vero….questa è la pesante realtà che si registra in tutte le aree dove sono in funzione impianti di incenerimento, impianti industriali e quant’altro

Noi, donne che ci firmiamo DONNE PER LA VITA, ci chiediamo e chiediamo a voi:

• E’ questo il progresso?

• I nostri bambini sono sempre più ammalati: allergie, asma, infezioni respiratorie, ma anche tumori: è questo ciò che vogliamo per loro?
• E’ questo il futuro che stiamo preparando ai nostri figli ?
• Davvero vogliamo una società che non solo brucia risorse, quando potrebbe riutilizzarle, ma che brucia anche la vita?

NOI DICIAMO BASTA!

Noi vogliamo la SALUTE per i nostri figli

Noi non vogliamo avvelenarli già prima di nascere e poi col nostro latte!

Facciamo appello alla vostra ragione, al senso di responsabilità, all’amore, all’affetto che anche voi non potete non nutrire verso le vostre creature, unitevi a noi per fermare questo scempio,
siate anche voi Donne per la Vita!

Una firma per la vita:


scarica qui il modulo per la raccolta delle firme
* appena possibile vi segnaleremo come e a chi recapitarlo

giovedì 11 marzo 2010

Ha vinto il buon senso!

Ebbene il Tribunale Amministrativo Regionale ha emesso sentenza sul Ricorso presentato dalla Fattoria di Selvapiana, dall’ Associazione Valdisieve e da Italia Nostra, contro la costruzione del nuovo Inceneritore,
contrabbandato come un ampliamento del vecchio e pericoloso impianto, ormai catorcio, dei “Cipressi” in Selvapiana.

Il buon senso e la corretta applicazione della Legge hanno soffocato le protervie politiche, gli interessi privati e le magie interpretative di chi a tutti i costi voleva imporre la costruzione del mostruoso forno di Selvapiana.

Il cappello del prestigiatore è stato sollevato e i cittadini dalla platea hanno incominciato a fischiare e lanciare pomodori.

Intanto il ferrovecchio esistente, che nell’ultima scena doveva essere ricoperto di edera pacificatoria per placare la coscienza dei falsi ambientalisti, è scosso dagli ultimi sussulti di fumo inquinante. A nulla è servito l’accanimento terapeutico legittimato a suon di Atti come medicine salvavita. Anche il miglior politico o tecnico cerusico ha rinunciato alla speranza di un miracolo.

A giugno di quest’anno dovrà chiudere definitivamente e la Valdisieve, con i suoi prati, le sue foreste boschive e la sua operosità agricola, si sveglierà con un’aria nuova. Un luogo incantevole guarito da una delle sue ferite più purulente.

Questa sentenza terapeutica si estenderà anche alle metastasi che si sono formate intorno al vecchio comatoso inceneritore.

Travolgerà la coscienza di quei soggetti locali e sovracomunali che hanno speso anni e fondato la loro sopravvivenza politica sulla bontà del simulacro dell’incenerimento.

Credo che i romantici del fantasma del centralismo democratico, i raccomandati, i carrieristi della politica che nella scena non hanno nessuna importanza, siano smarriti, senza indicazioni, rinchiusi come i paguri dentro il proprio guscio.

Peccato che non riescano a percepire che dall’aria pulita esca un messaggio nuovo, una richiesta di impegno nel prendere consapevolezza dei nostri rifiuti, di non rimuoverli come qualcosa di sporco che bruciando acquieta la coscienza.

Peccato che non riescano a capire che solo diminuendoli, dividendoli e riutilizzandoli potremo impedire che prevalga il principio dell’autodistruzione.

rosini

--> Documentazione sul Ricorso al TAR, sintesi e sentenza, a lato nella sezione "Documenti"

IL TAR HA ACCOLTO I RICORSI CONTRO L'INCENERITORE DI SELVAPIANA

Grande svolta del ricorso al TAR contro il nuovo inceneritore di Selvapiana. Sono molti i motivi sui quali il Tar ci dà ragione. Solo per fare qualche esempio (ma i dettagli ve li comunicheremo dopo aver letto nei dettagli la sentenza): la questione paesaggistica con il parere della Soprintendenza che è stato considerato ambiguo perchè "orientativamente favorevole"; l'ambiguità sulla tipologia e sul quantitativo dei rifiuti che non è stato specificato, e altro.
Quindi la sentenza entra nel merito, nella sostanza, e non solo su "vizi formali" come è già stato commentato dalla Provincia.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato e sostenuto le posizioni dell'Associazione Valdisieve, al team di Avvocati che hanno fatto un ottimo lavoro, ad Italia Nostra che ci ha consentito di portare le motivazioni dell'Associazione davanti al TAR che, come poi è successo, ha ritenuto che noi fossimo nati "ad hoc" per questo problema, e quindi non ha accettato il nostro ricorso solo per un problema "di tempo" e non nei contenuti (che ricordo sono gli stessi degli altri ricorrenti).
E ORA OCCORRE ANDARE AVANTI PER EVITARE DI FARLO COSTRUIRE E PER CHIUDERE QUELLO VECCHIO PROPONENDO TUTTE LE ALTERNATIVE POSSIBILI PER UNA GESTIONE DEI RIFIUTI CHE NON MIRI SOLO AGLI INTERESSI MA CHE PRENDA IN SERIA CONSIDERAZIONE LA RIDUZIONE ALLA FONTE, IL RIUTILIZZO, IL RICICLO, RACCOLTA PORTA A PORTA SELETTIVA E CON TARIFFA PUNTUALE (in modo che chi più inquina più paga), SELEZIONE ULTERIORE DELL'INDIFFERENZIATO CHE RIMANE, INFINE LA DISCARICA (che è necessaria anche se si usano gli inceneritori perchè questi fanno più del 30% di rifiuti speciali-pericolosi!!!! A tal proposito vi invitiamo a dare un' occhiata a questa tabella che dimostra come i 13 comuni che adereiscono ad aer manderebbero in discarica meno tonnellate di materiale che con l'inceneritore!).

articolo ripreso dal blog dell'Associazione Valdisieve: http://assovaldisieve.blogspot.com/

mercoledì 3 marzo 2010

Il contributo di Marco sul cementificio.....

Ricevo da un socio dell’ Associazione Valdisieve una mail sul cementificio che pubblico con piacere sul blog.
Se volete dare un' occhiata a questo documento: "documento sui cementifici di Medicina Democratica", è molto interessante. Si parla dei cementifici che fanno uso dei rifiuti come combustibile, dei quali il CDR, che sarà prodotto per esempio col selettore di Terranuova, ne è un esempio.
Inoltre, aderendo alla proposta inserita nella lettera, contribuisco con qualche foto.     





http://picasaweb.google.it/kappapi64/CementificioDiPelago?feat=directlink

   "Ciao, mi chiamo Marco, e anch’io sono un socio dell’Associazione Valdisieve.
Nei giorni passati vi ho inviato una foto scattata da Volognano, che vedeva come sfondo

   Pontassieve e San Francesco, avvolti nel sottile velo di fumo proveniente dal cementificio.
Ebbene vi voglio raccontare una storia positiva.
   Il 3 dicembre scorso inviai ad ARPAT ed al Comune di Pelago una foto della ciminiera in funzione, scattata lo stesso giorno, nella quale chiedevo delucidazioni sulle emissioni del cementificio e spiegando inoltre che la nube in questione è un fatto ricorrente, e che pertanto, non è dovuto esclusivamente alle condizioni atmosferiche del momento.
   Credevo che tutto finisse li, avevo mandato quel messaggio con la sola convinzione sarebbe servito
solo a placare in parte la mia frustrazione ed a mettermi la coscienza a posto, con l’idea di averci almeno provato.
   Passano due mesi buoni quando alla riunione dell’associazione svoltasi martedì scorso, sollevando
il problema con i soci presenti, ho avuto la piacevole notizia che ARPAT, sollecitata da una
richiesta proprio del comune di Pelago, ed in seguito ad una segnalazione proveniente da un
cittadino avvenuta il 3 dicembre, aveva inviato, nei giorni di giovedì 10 e venerdì 11 dicembre, due
tecnici allo scopo di eseguire controlli presso il cementificio Italcementi di Pontassieve.
   Dal sopralluogo non è stato rilevato niente di anomalo, ma questo ovviamente non è una sorpresa,
in quanto, come vi ho detto prima, è la prassi, per noi cittadini, vedere la nostra valle ricoperta da
quella nube che nasce da un punto ben preciso, per poi diffondersi e ristagnare nella valle tra le
verdi colline che circondano Pontassieve.
   Quel niente di anomalo rilevato da ARPAT allora a cosa corrisponde?
   A quando risale la normativa a cui si fa riferimento per misurare le polveri emesse dal cementificio?
   Quali sono i valori che vengono presi come dati di riferimento come limiti massimi di emissione?
   Che rischi corrono i bambini, le donne, noi tutti?
   Chi tra questi enti e comuni si prende la responsabilità di farci respirare chissà quale veleno?
   Bene, vi chiedo uno sforzo, ma che sono sicuro che se saremo tutti insieme a compierlo qualcuno
dovrà pure ascoltarci, fornirci una risposta concreta, ma soprattutto una risposta rassicurante!
   Non chiediamo altro che la tutela della nostra salute, un diritto che nessuno dovrebbe toglierci, o
meglio negarci con l’indifferenza alle nostre domande!
   La ricerca scientifica rivela la gravità delle patologie legate all’assunzione di inquinanti,
denunciando la grande pericolosità di questo tipo di impianti.

Cosa possiamo fare?

   Facciamo sentire la nostra voce, scattando foto quando vediamo qualcosa di anomalo e chiedendo
spiegazioni, inviamole agli enti preposti alla salvaguardia della nostra salute, quali ARPAT e
Comuni, i quali hanno tutti un loro sito internet.
   Un ultimo pensiero, ma non per questo meno importante, va a tutti i lavoratori di Italcementi.
   Non possiamo, e non dobbiamo fare il modo che la nostra battaglia possa diventare una minaccia
per il loro posto di lavoro, un ricatto per impedirci di proseguire nei nostri scopi.
   Entrambi dobbiamo far valere i nostri diritti, la serenità di avere un posto di lavoro fisso è la stessa
di sapere di vivere in un paese in cui quando la mattina ci si sveglia e si aprono le finestre di casa,
non stiamo lasciando i nostri bambini ancora appisolati nei loro letti in preda ad una minaccia
subdola … che agisce nel silenzio e nell’indifferenza più totale.
 
Marco Cerini , 27/02/2010"

lunedì 1 marzo 2010

Inceneritore: “Pannelli dimenticati”

Dal Piano Regionale di Gestione dei rifiuti, approvato con Delibera del Consiglio Regionale n.88 del 7/4/88, al punto <4.4.4 Programma di controllo della qualità del sistema di monitoraggio in continuo>, si legge:
     “In sede di richiesta dell’Autorizzazione all’ esercizio dell’impianto di trattamento termico, il richiedente dovrà presentare all’Autorità competente un programma di controllo della qualità del sistema di analisi in continuo delle emissioni in atmosfera . L’autorità di controllo valuterà l’adeguatezza del sistema e prescriverà eventuali modifiche e integrazioni.
       Ogni impianto di trattamento termico, entro il 1.1.2000, dovrà dotarsi di sistemi di informazione permanente delle emissioni tramite pannelli e dati variabili o monitors visibili continuamente dai cittadini.
     Qualora, ritenuto opportuna dall’Amministrazione comunale sul cui territorio è situato l’impianto, devono essere adottati sistemi di informazione permanente in continuo delle emissioni consultabili dall’amministrazione e/o dalla popolazione anche al di fuori dell’impianto.”
        Secondo quanto prescritto da questo punto del Piano Regionale Rifiuti citato, già dal primo gennaio del lontano anno 2000, l’inceneritore di Rufina doveva dotarsi di pannelli o monitors, in cui fossero continuamente visibili dai cittadini le emissioni in atmosfera.
        Questo obbligo di legge viene “dimenticato” dai responsabili per sette anni, fino al 2007 quando con l’Atto Dirigenziale della Provincia di Firenze, n. 1468 del 30/4/2007, vengono descritte le prescrizioni da rispettare nell’Autorizzazione all’esercizio dell’impianto. L’ultima palla passa allo sportello unico per le attività produttive del Comune di Rufina che deve rendere esecutivo l’Atto della provincia citato.
         Il non aver rispettato la norma prevista che rende pubblici i dati in continuo dei vari inquinanti emessi nell’aria può dare adito a diverse spiegazioni del tipo:
         Forse non hanno letto la legge fino in fondo dimenticando, guarda caso il punto 4.4.4, magari era stato solo scorso e rispetto alla complessità della gestione di un impianto poteva apparire un elemento residuale. Chissà!
         Sta di fatto che nell’obbligo di questo articolo, nessuno dei responsabili, per tanti anni, ha recepito il concetto fondamentale della trasparenza dei dati e della possibilità di un autocontrollo, da parte di tutti cittadini che vivono nell’area interessata, sui livelli di assunzione delle sostanze chimiche nel proprio organismo. Se volessi essere pignolo mi verrebbe da pensare che tutti i richiami e le norme previste in Leggi Nazionali, Decreti e Leggi Regionali sui diritti alla partecipazione dei cittadini, ai principi di sostenibilità e alla tutela della Salute pubblica siano stati “rimossi” dalla loro coscienza politica.
         Una conferma ai miei dubbi potrebbe essere rappresentata da quelle che sembrano ricorrenti magie degli atti dirigenziali. Non siamo illustri tecnici, ma gente del popolo che deve respirare “in continuo” mix di sostanze tossiche e deve avere la sicurezza sulle quantità assunte. Sicurezza che gli giunge, quando giunge, da Organi pubblici in base a iperboliche statistiche che rispondono a criteri di programmi informatici, di leggi obsolete che permettono ad esempio, al Cementificio, definito dalla legge impianto di recupero rifiuti speciali non pericolosi, di sparare nell’aria probabilmente fino al 2013, il frutto dell’incenerimento, con la stessa quantità di sostanze che produceva nel 1989.

Dunque, non siamo tecnici e per questo che la Provincia di Firenze dovrebbe spiegarci alcune cose:

• Il Piano Regionale dice che ogni impianto deve dotarsi di pannelli o monitors in cui siano visibili permanentemente i dati delle emissioni in continuo (dati reali).

L’Atto Dirigenziale n. 1468, della Provincia, nel punto 2 delle disposizioni fa sorgere il dubbio dell’uso di un primo ingrediente dell’alchimia interpretativa, infatti:
    “ 2) I dati pubblicizzati dovranno esprimere le medie giornaliere con i limiti di riferimento di legge, per gli opportuni confronti ed i commenti relativi”.

Quindi i nostri pannelli, che non esistono, secondo la Provincia non ci dovrebbero dare i dati reali in continuo che provengono dal sistema di analisi, come dice il Piano Regionale, ma le medie risultanti da un complicatissimo programma informatico stabilito dagli analisti.

• Il secondo ingrediente della magia degli atti è al punto 3) :” Il sistema dovrà essere consultabile, 24 ore su 24, dalla Pubblica Amministrazione e dalla popolazione ( ndr. anche da chi non possiede, o non ha pratica di computer)secondo le seguenti modalità:
     a) per tramite sito internet della Ditta AER SPA ( ndr. Il Piano Regionale prevede invece pannelli o monitors all’interno dell’impianto, visibili permanentemente dai cittadini)
     b) per tramite PMI (Punti Multimediali informatici) presso l’Amministrazione di Rufina.
( ndr. In questo punto il tecnico responsabile “ha volato alto” poiché, sempre secondo il Piano della Regione, è l’Amministrazione Comunale e non la Provincia, che stabilisce, se lo ritiene opportuno, di installare o meno pannelli, anche al di fuori dell’Impianto. Penso che l’Amministrazione di Rufina non abbia gradito, comunque sia, trattasi di pannelli visibili e non di risultati di un programma informatico da leggersi in una pagina web) .
     c) per tramite i PMI presenti in tutto il territorio della Provincia (ndr. il “volo” del nostro tecnico è diventato stratosferico poiché ha immaginato che i cittadini di Rufina, Pelago e Pontassieve che non hanno il computer, ogni tanto, organizzino una gita per andare non so, a Peretola , a S.Donnino, oppure dove si trova questo ridondante Punto Multimediale Informatico).”

Ribadita la mia contrarietà a questa interpretazione del Piano regionale rifiuti, vorrei ricordare che nello stesso Atto Dirigenziale viene disposta, per la messa a norma dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto, la scadenza all’anno 2007.

Dopo tre anni a che punto siamo?

rosini

lunedì 22 febbraio 2010

L’ “AFFAIRE” CIMINIERA

Da una indagine svolta dai tecnici comunali, dopo la pubblicazione del post “La Calata Dei Barbari”, è risultato che la Ciminiera abbattuta ai Veroni non si chiama Ciminiera dei Veroni ma Ciminiera Centauro. Questa è la scoperta fulminante che risolverebbe tutti i quesiti posti dall’articolo sul Blog.


Una delle ultime testimonianze della Storia Industriale, con i suoi 35 metri di altezza, si ergeva sopra al paese, esteticamente come un minareto, un punto di riferimento della memoria del lavoro e delle lotte operaie di cui Pontassieve è stato punto di testimonianze e di riferimento, è stata distrutta.

Questo è il quesito principale: Perché?

Quale interesse pubblico o privato può incidere tanto da ferire così gravemente il nostro territorio?

Non possono esserci giustificazioni, a meno che non ci convinciamo che il significato dell’identità storica come volano di crescita della cultura e dell’economia di un territorio non appartengano alla sfera di comprensione dei nostri politici. A questo punto sorgerebbe il dubbio sul perché li abbiamo votati. Dubbio che dovremmo far maturare fino ad arrivare alla consapevolezza, attraverso le scelte fatte e che purtroppo faranno i lor signori, sul significato della frase: in che mani siamo capitati!!!

Non possono fare a nascondino con le normative urbanistiche, non possono dire che il vecchio Piano Regolatore non conteneva le prescrizioni per il restauro della Ciminiera. Non possono nemmeno dichiarare così tranquillamente che, poiché il Regolamento Urbanistico non prescrive niente in tal senso e il Piano Giuda  per la riqualificazione delle aree ferroviarie di Pontassieve è del 2003 e che ha valenza il Regolamento Urbanistico del 2005.

Non ricordano forse che nel 2003 il Comune ha firmato, insieme alla Regione e alla Provincia, un Accordo di Programma per al riqualificazione delle aree ferroviarie di Pontassieve, Accordo che poi nel Febbraio del 2004 si è concluso con il Decreto Regionale n. 17, in cui si Delibera l’Accordo stesso con allegati il Piano Guida e l’Accordo di Pianificazione che prevedeva la Modifica del vecchio Piano Regolatore, di conseguenza il successivo Piano Strutturale e Regolamento urbanistico?

Se nel Piano Guida esiste l’obbligo di restaurare la Ciminiera Centauro, questo vincolo andava riportato sul PRG “GHIO”, oppure visto che era in realizzazione il nuovo Piano Strutturale e il successivo regolamento urbanistico, questi ultimi dovevano considerare la ciminiera elemento di invariante strutturale. E’ palese che anche un’aggiunta di un obbligo in un atto di pianificazione urbanistica o in uno strumento urbanistico, che crei dei vincoli ai proprietari pubblici o privati, rappresenta una modifica e come tale andava rispettata riportandola su questi atti. Non è giusto che questo modo di governare il territorio abbia già ipotecato altri immobili storici del Comune, e non è giusto nemmeno che se qualcuno ha sbagliato non ne debba rispondere.

rosini

Era Gennaio del 2010

Il volontariato di protezione civile opera per un unico scopo ma possiede innumerevoli anime. Dalle piccole alle grandi emergenze compie la sua opera con grande dedizione e sacrifici, talvolta mettendo a repentaglio la sua incolumità per aiutare e soccorrere.
Possiede mezzi e attrezzature per numerose tipologie di intervento.
E’ una componente di cui nessun organo deputato, corpo istituzionale o comitato di coordinamento delle emergenze, può fare a meno. Senza il volontariato la protezione civile non esisterebbe, almeno in Italia.


Questa entità reale che possiede centinaia di migliaia di volontari di tutte le età, sesso e condizione sociale, sopporta il primo impatto con le situazioni di catastrofe: dal primo soccorso e salvataggio all’impegno nel riannodare i fili del tessuto sociale sconvolto dalle catastrofi. Sono tante anime ma non è un partito né un movimento religioso, l’unica bandiera è la solidarietà.

Credo che proprio queste sue caratteristiche attraggano i politici che misurano i bacini di consenso e quindi che operino tentativi di strumentalizzazione, ma il senso dell’impegno civile, la voglia di aiutare solo per la soddisfazione di farlo, cozzano con i calcoli politici e di interessi economici.

A meno che tutta la storia di secoli di solidarietà non venga buttata come carta straccia e che, oltre alle ronde, non si inventi un corpo di Guardia Nazionale dove tutti operino come soldatini, la Protezione Civile non potrà mai fare a meno del rapporto con la società civile rappresentata dal volontariato.
Il Ministero e i grandi capitani delle emergenze non solo hanno bisogno della sua forza lavoro, ma delle indicazioni per migliorare il sistema attraverso l’esperienza maturata sugli scenari delle emergenze .

Credo sia sbagliato, per la realtà del volontariato, cadere nella trappola di difendere Bertolaso sotto l’aspetto personale, magari facendosi coinvolgere da qualcuno dei suoi delfini, ad esempio Galanti, quando dice nelle riunioni di volontariato (leggi art. “ No agli schizzi di fango. E agli sciacalli” il corriere fiorentino del 20/2/10, su cui Galanti interviene ad una riunione di volontari della Misericordia di Firenze):

-Se Bertolaso è un ladro, sono ladro anche io, se è un puttaniere , sono un puttaniere anche io…………..-

Non ci siamo! Il volontariato e la Protezione Civile non sono una “famiglia” dove si cerca di lavare i panni sporchi in casa. E’ una cosa ben più nobile!

Ho fatto servizio quando la protezione civile non esisteva e si interveniva nelle grandi emergenze affidandosi alle situazioni del momento, dotati di pochissimi mezzi e senza una organizzazione alle spalle. Poi è stato costituito un Dipartimento di Protezione Civile dove i nostri dirigenti del volontariato hanno dato un apporto fondamentale alla costruzione della Struttura di ciò che è l’attuale Protezione civile. Nel frattempo si sono succeduti molti responsabili nazionali ( L’Ing. Pecorelli, il Ministro Zamberletti,….). Abbiamo visto ruberie e malversazioni sulla pelle dei terremotati. Gli Imprenditori sciacalli, la criminalità organizzata e d anche la politica, si sono sempre gettati nel piatto ricco dei soccorsi e della ricostruzione.

Il volontariato deve restare fuori dal lato oscuro della protezione civile.
Rosini