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martedì 26 gennaio 2010

LA CALATA DEI BARBARI

Mi preme riportare lo sconcerto e l’incredulità, che colgono il sottoscritto e molti cittadini, sullo scempio che ormai da anni si sta perpretando con la distruzione delle testimonianze storiche e culturali del nostro Comune.L’ultima azione dei nostri illuminati governanti, forse un po’ obnubilati dal calcolo degli oneri di urbanizzazione da incassare da una grande catena di distribuzione, è stata quella di permettere la distruzione della Fornace storica dei Veroni con la sua ciminiera, considerata elemento di archeologia industriale


Questo processo impositivo per una discutibile modernizzazione avviene in un paese su cui gravano grandi problemi di identità culturale, di mancanza di occasioni di socializzazione, di perdita del senso di appartenenza dovuto alle scelte visionarie e creative di sindaci che nel tempo si sono succeduti. Essi hanno pensato, nel decidere confortati da maggioranze politiche bulgare, un tipo di sviluppo e modificazioni urbane estranee ad una comunità che invece lotta con una difficile mobilità dovuta alla forte incidenza di uno stato sociale di pendolarismo, di occupazione locale “a termine” con un notevole numero di raccomandazioni a fini di consenso, di utilizzo di ammortizzatori sociali.
In questo quadro si inserisce una volontà, legata al profitto di aziende, nate inizialmente per benemeriti scopi sociali di cooperazione e di mutuo soccorso, di cancellare ogni testimonianza che possa riportare alla memoria una Pontassieve con forti tradizioni agricole, industriali e manifatturiere.Basti pensare, non molti anni fa alla gloriosa Fabbrica Del Vivo la cui Ciminiera fu distrutta per poter creare il super mercato COOP.

Oppure all’altrettanto importante Manifattura di Ceramiche di pregio come la BRUNELLESCHI, prima manifattura creata in Italia intorno alla seconda metà del 700



il cui corpo principale di fabbrica sarà colmato da appartamenti per borghesi danarosi. La sua facciata di grande pregio archeologico industriale sarà di proprietà di un grande inanimato condominio. Adesso nell’irrefrenabile bisogno di allargare l’area del profitto con 40.000 metri cubi di spazio per vendere, le ruspe dei figli dei vecchi compagni, hanno distrutto la Ciminiera dei Veroni.
Cosa possiamo fare?
Purtroppo molto poco se non denunciare lo sdegno. Con le solite alchimie tecniche e giuridiche il nostro Comune ha permesso, con l’avvallo finale del Consiglio Comunale del 2008, che questo esempio di archeologia, con la sua ciminiera che svettava snella per 35 metri all’imbocco del paese (quasi la rappresentazione di un punto cardinale per la società pontassievina e per i suoi visitatori), venisse distrutta. Io ero Presidente del Consiglio Comunale quando fu votata la Delibera di Variante alla scheda alla scheda P7 (area Centauro) del Regolamento urbanistico in cui si cercava di giustificare la demolizione di questo manufatto. Devo chiedere scusa per non aver esercitato maggior pressione affinchè questo scempio non avvenisse, ma le attribuzioni del mio ruolo non mi permettevano di oppormi, poiché l’atto presentato in Consiglio aveva l’imprimatur della regolarità tecnica ed io non potevo escludere dal dibattito in aula questo punto dell’odg della seduta. Con la maggioranza esistente difficilmente l’atto stesso non sarebbe stato approvato.
Per quello che può valere adesso, visto che nessun’organo di controllo sovracomunale è mai intervenuto sugli atti di governo locale nemmeno per scelte, a mio parere ancora più gravi, voglio lo stesso esprimere alcune riflessioni sull’”operazione ciminiera”. Comprendo la difficoltà di lettura di un linguaggio tecnico che è funzionale a certi personaggi e serve come elemento delle alchimie di cui prima accennavo. Ho la speranza che qualche “addetto ai lavori”, libero e con qualche potere di far sentire la sua voce, valuti le mie osservazioni e, nel caso io fossi nel giusto, si attivi per rendere un minimo di giustizia per questa ferita alla memoria collettiva di Pontassieve.

La storia inizia nel 2005 con le proposte di un Piano Attuativo per il recupero dell’area industriale “CENTAURO” in Località “I VERONI” con destinazione a funzioni produttive e commerciali. Le norme che regolano le attività valutative che i tecnici del Comune dovevano seguire nel procedimento del Piano attuativo in questione sono regolate dalla Legge regionale N.1/ 2005, in particolare dal Regolamento n.4/R del 9.2.2007 sulla VALUTAZIONE INTEGRATA.

La valutazione integrata, secondo l’articolo del citato Regolamento è il processo che evidenzia, nel corso della formazione degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti del governo del territorio, le coerenze interne ed esterne dei suddetti strumenti e la valutazione degli effetti attesi che ne derivano sul piano ambientale, territoriale, economico, STORICO CULTURALE e sulla salute umana considerati nel loro complesso. Questo processo comprende:

- la partecipazione di soggetti istituzionali esterni all’Amministrazione sono soggetti istituzionali individuati nel seguente elenco:
Ufficio Tecnico del Genio Civile, Provincia di Firenze,Regione Toscana, Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale, Consorzio di Bonifica Area F.na, ASL, Autorità di Bacino del Fiume Arno, ARPAT Dip.provinciale, AER SPA, Publiacqua SPA, ENEL Distribuzione, Telecom Italia SPA, RETE FERROVIARIA ITALIANA SPA, SOVRINTENDENZA DEI BENI AMBIENTALI E ARCHITETTONICI e tutti i Comuni Confinanti

- la partecipazione di soggetti non istituzionali esterni, denominati Parti sociali e Associazioni Ambientaliste individuati nel seguente elenco:
Associazioni Ambientaliste, Associazioni di Categoria degli Industriali, dell’Artigianato, dei Consumatori, dei Costruttori Edili, dei Gestori/Smaltitori di rifiuti. Associazioni che tutelano i diritti dei diversamente abili, altre Associazioni che abbiano come scopo la tutela dei diritti sociali in genere, Rappresentanti dei lavoratori, Università ed Enti di ricerca.

Ho trascritto integralmente questi elenchi per far comprendere la complessità e al contempo le garanzie di giudizio che la Valutazione Integrata può contenere.

Ma la prima operazione alchemica del nostro Comune per evitare tutta questa lungaggine nel far partecipare, con loro pareri ed osservazioni, tutti questi enti e associazioni alle proposte di modificazione di questa area contenente anche la Fornace e Ciminiera dei Veroni, è stata quella di illustrare con fragili motivazioni l’esclusione dal Procedimento di Valutazione Integrata
Una Direttiva della Giunta Municipale, la n.132 del 27/12/2007 nelle premesse recita:…” La progettazione deve tener conto delle costruzioni esistenti nel Lotto, nell’ottica dell’archeologia industriale. Come segno delle preesistenze deve essere ristrutturata almeno la ciminiera…”( questa dichiarazione è stata presa da ciò che è scritto nel Piano Guida del 2003)
Nel proseguio la stessa Giunta dichiara:” Inoltre a differenza di quanto indicato nel Piano Guida del 2003, la proposta del Piano Attuativo non comporta la ristrutturazione della Ciminiera, ma la sua integrale demolizione per i motivi che verranno esposti di seguito….”
In altro punto:
“…che la scelta del Piano attuativo di demolire la Ciminiera, da esplicitare opportunamente anche nella scheda norma P7 del regolamento Urbanistico, non contraddice alcuna norma dello stesso regolamento oggi vigente, stante il fatto che la ciminiera non è annoverata tra gli edifici di interesse culturale e la sua ristrutturazione non costituisce una invariante strutturale( sic!)… ma è disposta soltanto nel Piano Guida che è precedente al regolamento……”
Ecco che la parte più importante della reazione alchemica si realizza!!!!!
Attraverso l’omissione nel presente testo di ciò che dice il Piano strutturale alla tav 11.1 affermano l’importanza del Regolamento Urbanistico rispetto al Piano Guida che risale all’anno 2003. In pratica si dice che nel Regolamento Urbanistico non esiste menzionata la Ciminiera come elemento essenziale del territorio, quindi invariante strutturale, anzi attraverso la V Variante del 2008, lo stesso Regolamento urb. afferma che la ciminiera deve essere demolita e che l’unico riferimento per l’eventuale ristrutturazione era scritto in un Piano di “ben 2 anni prima”.

Per dei tecnici così preparati e attenti a far quadrare i cerchi, è piuttosto curioso che si siano dimenticati di verificare il Piano Strutturale dove sono descritte le invarianti strutturali . Trova conforto la mia ipotesi quando leggendo l’art.53, comma2 della Legge Regionale 1/2005 Norme per il Governo del territorio, vedo scritto.”..Il Piano Strutturale delinea la strategia dello sviluppo territoriale comunale mediante l’indicazione e la definizione:
lettera e) delle prescrizioni…degli atti comunali di cui all’art.10 comma2 ( fra questi atti comunali è citato il Regolamento Urbanistico ndr).
Nel comma 4) dello stesso articolo: …” le prescrizioni di cui al comma 2 lettera e) definiscono ed individuano:
a) le quantità, con il riferimento alle Unità territoriali Organiche Elementari, sistemi e subsistemi, da rispettare con il Regolamento Urbanistico.
Da ciò si evince: ciò che da luogo alle norme del Regolamento Urbanistico sono le norme contenutenel Piano Strutturale e le prescrizioni che lo stesso indica e definisce al Regolamento stesso e non viceversa!!!!!
A questo punto non rimane che andare a leggere ed osservare la Tavola 11.1 degli allegati al Piano Strutturale e come per magia appare la pianta della Fornace con la sua Ciminiera e una scritta:
Legenda: SUBSISTEMA STORICO
Tipo: ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Nome: FORNACE RURALE DEI VERONI
Superficie: 89 mq
Leggendo anche le norme del Piano Strutturale, all’art.15 comma 1 .
“ sono invarianti strutturali del subsistema insediativo storico, individuate nella Tav.11,1”

Sono colpito e sconcertato da questa grave scelta di demolire una delle ultime testimonianze dell’identità culturale e tradizione operaia di pontassieve. Mi rendo conto, anche con cinque anni di attività politica alle spalle, in cui sono stato coerente con la maggioranza in funzione di una fiducia ideologica, di come sia distante la politica e le azioni fatte dalla Giunta, che giuridicamente è solo un Organo esecutivo e con poteri residuali, dall’Assemblea degli eletti che è il Consiglio Comunale.
Molte volte ho denunciato la distanza fra questi due Organismi Istituzionali ma mi è sempre stato detto che la Legge riconosce al Sindaco e alla sua squadra forti poteri.
L’esperienza invece mi ha dimostrato che così non è in termini giuridici e non lo sarebbe neanche in quelli politici se la cecità di un partito dominante non annullasse di fatto il dibattito interno ed anche con le forze di sinistra sinceramente progressiste.
Paolo R.

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