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sabato 20 marzo 2010

La " strada della VIA " ......

Cara vicepresidente Cantini, siamo felici ed orgogliosi che il buon senso che hanno avuto i Giudici del Tribunale Ammnistrativo Regionale nell'annullare il Procedimento di AIA e di Via per il nuovo inceneritore che si vorrebbe costruire a Selvapiana, abbia pervaso anche gli Ammnistratori Provinciali facendoli decidere di iniziare una Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale sul Progetto definitivo della Statale 67, tratto Stentatolo-Dicomano.
Siamo anche un pò preoccupati perchè da ciò che Lei dichiara nella Conferenza Stampa di passaggio del Progetto Preliminare, con obbligo di VIA all' ANAS, appare evidente che la scelta Provinciale di valutare possibili impatti ambientali e paesaggistici dell'attuale tracciato, provenga non tanto da una analisi delle osservazioni pervenute, dai pareri degli Enti e da una decisione finale improntata dalla sensibilità ambientale e di rispetto della nostra Valdisieve ma dal timore che un eventuale ricorso al TAR avrebbe dato ragione ai ricorrenti.
Quindi Sig.ra VicePresidente sia veramente sincera con noi, ce lo dica che la vostra urgenza di ottenere i quasi duecentomilioni di euro di finanziamenti confligge con le lungaggini della procedura di VIA e che quindi, se fosse stato per voi possibile, dalla procedura di assogettabilità sareste passati immediatamente al Progetto definitivo senza VIA.
Gentile Assessore non sappiamo se Lei si è resa conto di ciò che è scritto sul comunicato stampa della Provincia, riguardo alle Sue dichiarazioni. Ha presente l' EGOARCA attualmente indagato, quando calpesta e gira anche il piede sulle garanzie che le Leggi e la Costituzione danno a tutti cittadini? Siamo convinti che Lei non può aver dimenticato quanto sia poco politico e molto poco etico cercare di influenzare, gridando alla strumentalizzazione, prima ancora che i suddetti pareri siano analizzati ed espressi nella futura procedura di VIA, da chi ha il diritto di farlo. Compreso noi cittadini!
Oramai siamo svezzati al linguaggio politichese, ai falsi trionfalismi, all'appropriazione di meriti non vostri e che fino ad un minuto prima avreste demonizzato.
E' questa una politica antica nei rapporti con i cittadini, è un rinchiudersi in un fortino assalito dalla presa di coscienza della gente. Se non capite il messaggio che proviene da chi vive i problemi che voi dovreste risolvere o attenuare siete privi di coscienza politica e di proposte.

Ed infine Sig.ra VicePresidente può riuscire a spiegarci come si fa a strumentalizzare una Valutazione di Impatto Ambientale?
Forse i vostri tecnici, attraverso modelli di simulazione matematica potrebbero presentare un quadro di inquinamento, di impatto paesaggistico, di rischi idraulici coinvolgenti le popolazioni della Valle, che potrebbero non rispondere alla realtà?

Noi semplici cittadini non abbiamo nè i mezzi nè la preparazione per strumentalizzare procedure che aprite e gestite Voi.
Possiamo semplicemente denunciare quello che temiamo possa avvenire a casa nostra, i pericoli per i nostri figli e i per i figli dei nostri figli.

Per concludere Vicepresidente Cantini, se Voi non siete preoccupati delle distanze che create con i cittadini, noi, in mezzo ad un regime nazionale ne siamo terrorizzati.

rosini

Caro Assessore Provinciale

          siamo sotto elezioni regionali e chi ha fondato la sua politica sull’incenerimento non può abbandonare il traballante piedistallo che fino ad ora lo ha sorretto.
          Prescindendo da una evidente realtà dell’impossibilità, da qui a qualche anno, di costruire impianti di incenerimento che producono nello smaltimento finale dei rifiuti, la misura di un terzo di quelli bruciati, ceneri e fanghi ancora più pericolosi per la salute umana, si cerca di far passare il messaggio nell’opinione pubblica che la sentenza del Tar sull’inceneritore di Selvapiana, non abbia prodotto nessuna reazione politica nelle problematiche dello smaltimento dei rifiuti.
         Nel periodo intercorso fra il ricorso al TAR e la sentenza successiva, per gli organi interessati al finanziamento, realizzazione e gestione del nuovo inceneritore, sembrava che nessun giudizio fosse all’analisi dei giudici. Infatti la propaganda politica nei nostri territori era improntata dalla presunzione che nulla sarebbe cambiato nella costruzione del megainceneritore. A conferma di ciò abbiamo visto nascere una fotocopia di AER SPA nella Società a Responsabilità Limitata ( AER IMPIANTI SRL) a cui la Provincia, Egregio Assessore, si è affrettata nel trasferimento dell’autorizzazione (AIA) .
           E’ strano che non si sia accorto dell’intervento delle associazioni, del loro legittimo controllo sulle azioni dell’Amministrazione Pubblica che ha portato, con la Sentenza, all’annullamento delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e di quella stessa Autorizzazione Integrata Ambientale ( così velocemente passata da una Società all’altra), riaffermando quanto sia essenziale il ruolo della partecipazione dei cittadini ai processi che li vedono coinvolti nella loro salute, economia e qualità della vita. Eppure le Leggi Regionali sui vari tipi di impatti ambientali, sanitari e sulla sostenibilità di cui è improntata tutta la normativa regionale sul governo del territorio sono state fatte proprio da quel partito che gli ha permesso di svolgere il ruolo che riveste attualmente.
         Ciò nonostante la comunicazione alla collettività di cui Lei è strumento, amplifica il messaggio di una emergenza rifiuti tale che sembra impossibile da risolvere in altri modi, generando ansia nei cittadini, fino a farli convincere che l’unica strada sia quella dell’incenerimento. Ma è la realtà esistente dietro a tutto l’affare inceneritori provoca inquietudine. Abbiamo vissuto, nemmeno con ansia ma con angoscia, l’emergenza delle strade di Napoli con mucchi enormi di rifiuti che bruciavano generando quantità inimmaginabili di diossina e il miracolo di S.Gennaro Berlusconi che in pochi giorni ha ripulito tutto. Stranamente, in questi anni di crescita della coscienza ambientalista, l’emergenza napoletana è stata propinata più volte alla nostra popolazione provinciale come un messaggio sull’improcastinabile necessità della costruzione degli inceneritori.
         Qualche giorno prima dello scandalo delle grandi opere della Protezione Civile era apparso nei giornali un altrettanto gravissimo scandalo: quello delle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, la maggior parte proveniente dalla bonifica di Bagnoli, smaltiti illegalmente chissà in quali siti, dispersi, si diceva nei giornali, anche in aree a tutela ambientale, forse bruciati.
         Guarda caso una delle Aziende indagate, che sembra abbia un ruolo primario, ha sede nella nostra regione e possiede una regolare Autorizzazione Integrata Ambientale.
         Si è parlato nei media che in questa operazione ci fosse odore di mafia e i nostri politici regionali si sono affrettati nei distinguo, in promesse politichesi future, in posizioni ponziopilatesche.
         Adesso non sappiamo più nulla. Forse l’informazione corretta potrebbe far male alla ricerca di consenso elettorale.
         Perchè Assessore, non ci parla per esempio delle centinaia di migliaia di euro, forse milioni spesi per le procedure, per i progetti, per le consulenze assegnate per costruire questo castello di carte del Piano Rifiuti in cui gli inceneritori con i loro cugini cementifici sono le basi portanti. Ricordo quando il precedente Presidente della Provincia spese migliaia di euro di denaro pubblico per impestare Firenze di maximanifesti con un cittadino immerso nella cacca fino al collo, illustrando così quello che sarebbe successo senza inceneritori. Il novello Dalì, il Genio fiorentino e chi più ne ha più ne metta! Se questa è la qualità dell’informazione e il senso del buon gusto, ne facciamo volentieri a meno.
        Ci spieghi perché la Toscana è la Regione con la maggiore quantità di rifiuti procapite prodotta e non ci chiarisce perché ai rifiuti urbani vengono conteggiati anche quelli assimilati.
        E infine perché non risponde dell’evidente bluff della raccolta differenziata raccontandoci dove va a finire. In barba alle definizioni della legge stessa che prevede il riciclo, il riutilizzo o il corretto recupero.

Mi domando con quale coraggio si possa fare opposizione ad un regime in cui la trasparenza e correttezza delle informazioni, il potere sui media sono le armi che lo fanno tale.

rosini

domenica 14 marzo 2010

CAMPAGNA IN DIFESA DEL LATTE MATERNO

Con il sostegno dell'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente ISDE

Montale 8 marzo 2010

APPELLO A TUTTE LE DONNE NELLE ISTITUZIONI
NAZIONALI ED INTERNAZIONALI:

        Parlare del latte materno contaminato da sostanze inquinanti, tossiche e pericolose vuol dire sollevare il velo su una questione che mette in crisi, che fa venire i brividi, che ci fa riflettere sul livello di degenerazione raggiunto.
        Oramai l'argomento non può più essere taciuto e prendere coscienza del fatto che l’alimento più prezioso al mondo contenga quantità elevate di sostanze pericolose e cancerogene, specie se proveniente da mamme residenti in territori industrializzati, non può più essere questione di pochi specialisti di settore, ma è ora che anche le persone comuni, soprattutto le donne che allattano, o che sono in procinto di farlo, siano informate e siano messe in grado di opporsi a questa “barbarie di specie”:

ANCHE IL LATTE MATERNO E’ GRAVEMENTE INQUINATO!

       L'umanità distrugge la sua stessa discendenza!
      Occasioni per parlarne non ne sono mai mancate, ma stavolta la questione è venuta prepotentemente alla ribalta grazie a due mamme, residenti in area di ricaduta dell’inceneritore di Montale (Pt), che si sono volontariamente sottoposte all’analisi del proprio latte.
      L’analisi del latte è stata eseguita in un laboratorio accreditato ed i campioni provengono da madri di circa 30 anni, con stili di vita sani ma con storie diverse (al primo parto / più parti e pregressi aborti). I costi degli esami sono stati sostenuti dal Comitato Contro l’inceneritore di Montale, grazie ai contributi dei cittadini desiderosi di conoscere lo stato di salute della popolazione, in particolare dei bambini, che da oltre 30 anni subisce le emissioni dell’inceneritore, che brucia rifiuti urbani, ma non solo.
       Le analisi hanno confermato quello che era già stato evidenziato dai campionamenti fatti da ASL e ARPAT sui terreni e sugli alimenti: pesante contaminazione da diossine e PCB.
       Purtroppo, così come niente è stato fatto per impedire la produzione vendita e commercializzazione dei cibi contaminati provenienti dalle zone poste in area di ricaduta dell’impianto (polli pesantemente contaminati da diossina che continuano ad essere mangiati) niente viene fatto neppure per la contaminazione del latte materno.
       Eppure che l’inceneritore sia parte in causa della pesante contaminazione ormai è fuori di dubbio! Il profilo di 12 molecole diossino-simili appartenenti ai Policlorobifenili (PCB dioxin-like) riscontrati nei campioni di latte materno è del tutto sovrapponibile al profilo dei PCB emessi dall’impianto ( analisi a camino di ARPA e del gestore) ed a quello dei PCB riscontrati nelle carni di pollo.
       Questa è l'ulteriore conferma di come diossine e PCB che escono dai camini degli inceneritori di vecchia e nuova generazione si ritrovano poi nei terreni, nei cibi che mangiamo, nell'acqua e... alla fine della catena, nel latte materno e poi nei nostri bambini.

ALLATTARE I PROPRI FIGLI CON SERENITA’ E’ UN DIRITTO BASILARE:

LE DONNE VOGLIONO TRASMETTERE AI PROPRI FIGLI LA VITA, NON i VELENI

      Amministratori e ASL, alle preoccupate proteste dei cittadini, hanno risposto che il livello di contaminazione è alto, ma tant’è…. questo succede in tutte le realtà industrializzate!

     Abbiamo scoperto che dicono il vero….questa è la pesante realtà che si registra in tutte le aree dove sono in funzione impianti di incenerimento, impianti industriali e quant’altro

Noi, donne che ci firmiamo DONNE PER LA VITA, ci chiediamo e chiediamo a voi:

• E’ questo il progresso?

• I nostri bambini sono sempre più ammalati: allergie, asma, infezioni respiratorie, ma anche tumori: è questo ciò che vogliamo per loro?
• E’ questo il futuro che stiamo preparando ai nostri figli ?
• Davvero vogliamo una società che non solo brucia risorse, quando potrebbe riutilizzarle, ma che brucia anche la vita?

NOI DICIAMO BASTA!

Noi vogliamo la SALUTE per i nostri figli

Noi non vogliamo avvelenarli già prima di nascere e poi col nostro latte!

Facciamo appello alla vostra ragione, al senso di responsabilità, all’amore, all’affetto che anche voi non potete non nutrire verso le vostre creature, unitevi a noi per fermare questo scempio,
siate anche voi Donne per la Vita!

Una firma per la vita:


scarica qui il modulo per la raccolta delle firme
* appena possibile vi segnaleremo come e a chi recapitarlo

giovedì 11 marzo 2010

Ha vinto il buon senso!

Ebbene il Tribunale Amministrativo Regionale ha emesso sentenza sul Ricorso presentato dalla Fattoria di Selvapiana, dall’ Associazione Valdisieve e da Italia Nostra, contro la costruzione del nuovo Inceneritore,
contrabbandato come un ampliamento del vecchio e pericoloso impianto, ormai catorcio, dei “Cipressi” in Selvapiana.

Il buon senso e la corretta applicazione della Legge hanno soffocato le protervie politiche, gli interessi privati e le magie interpretative di chi a tutti i costi voleva imporre la costruzione del mostruoso forno di Selvapiana.

Il cappello del prestigiatore è stato sollevato e i cittadini dalla platea hanno incominciato a fischiare e lanciare pomodori.

Intanto il ferrovecchio esistente, che nell’ultima scena doveva essere ricoperto di edera pacificatoria per placare la coscienza dei falsi ambientalisti, è scosso dagli ultimi sussulti di fumo inquinante. A nulla è servito l’accanimento terapeutico legittimato a suon di Atti come medicine salvavita. Anche il miglior politico o tecnico cerusico ha rinunciato alla speranza di un miracolo.

A giugno di quest’anno dovrà chiudere definitivamente e la Valdisieve, con i suoi prati, le sue foreste boschive e la sua operosità agricola, si sveglierà con un’aria nuova. Un luogo incantevole guarito da una delle sue ferite più purulente.

Questa sentenza terapeutica si estenderà anche alle metastasi che si sono formate intorno al vecchio comatoso inceneritore.

Travolgerà la coscienza di quei soggetti locali e sovracomunali che hanno speso anni e fondato la loro sopravvivenza politica sulla bontà del simulacro dell’incenerimento.

Credo che i romantici del fantasma del centralismo democratico, i raccomandati, i carrieristi della politica che nella scena non hanno nessuna importanza, siano smarriti, senza indicazioni, rinchiusi come i paguri dentro il proprio guscio.

Peccato che non riescano a percepire che dall’aria pulita esca un messaggio nuovo, una richiesta di impegno nel prendere consapevolezza dei nostri rifiuti, di non rimuoverli come qualcosa di sporco che bruciando acquieta la coscienza.

Peccato che non riescano a capire che solo diminuendoli, dividendoli e riutilizzandoli potremo impedire che prevalga il principio dell’autodistruzione.

rosini

--> Documentazione sul Ricorso al TAR, sintesi e sentenza, a lato nella sezione "Documenti"

IL TAR HA ACCOLTO I RICORSI CONTRO L'INCENERITORE DI SELVAPIANA

Grande svolta del ricorso al TAR contro il nuovo inceneritore di Selvapiana. Sono molti i motivi sui quali il Tar ci dà ragione. Solo per fare qualche esempio (ma i dettagli ve li comunicheremo dopo aver letto nei dettagli la sentenza): la questione paesaggistica con il parere della Soprintendenza che è stato considerato ambiguo perchè "orientativamente favorevole"; l'ambiguità sulla tipologia e sul quantitativo dei rifiuti che non è stato specificato, e altro.
Quindi la sentenza entra nel merito, nella sostanza, e non solo su "vizi formali" come è già stato commentato dalla Provincia.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato e sostenuto le posizioni dell'Associazione Valdisieve, al team di Avvocati che hanno fatto un ottimo lavoro, ad Italia Nostra che ci ha consentito di portare le motivazioni dell'Associazione davanti al TAR che, come poi è successo, ha ritenuto che noi fossimo nati "ad hoc" per questo problema, e quindi non ha accettato il nostro ricorso solo per un problema "di tempo" e non nei contenuti (che ricordo sono gli stessi degli altri ricorrenti).
E ORA OCCORRE ANDARE AVANTI PER EVITARE DI FARLO COSTRUIRE E PER CHIUDERE QUELLO VECCHIO PROPONENDO TUTTE LE ALTERNATIVE POSSIBILI PER UNA GESTIONE DEI RIFIUTI CHE NON MIRI SOLO AGLI INTERESSI MA CHE PRENDA IN SERIA CONSIDERAZIONE LA RIDUZIONE ALLA FONTE, IL RIUTILIZZO, IL RICICLO, RACCOLTA PORTA A PORTA SELETTIVA E CON TARIFFA PUNTUALE (in modo che chi più inquina più paga), SELEZIONE ULTERIORE DELL'INDIFFERENZIATO CHE RIMANE, INFINE LA DISCARICA (che è necessaria anche se si usano gli inceneritori perchè questi fanno più del 30% di rifiuti speciali-pericolosi!!!! A tal proposito vi invitiamo a dare un' occhiata a questa tabella che dimostra come i 13 comuni che adereiscono ad aer manderebbero in discarica meno tonnellate di materiale che con l'inceneritore!).

articolo ripreso dal blog dell'Associazione Valdisieve: http://assovaldisieve.blogspot.com/

mercoledì 3 marzo 2010

Il contributo di Marco sul cementificio.....

Ricevo da un socio dell’ Associazione Valdisieve una mail sul cementificio che pubblico con piacere sul blog.
Se volete dare un' occhiata a questo documento: "documento sui cementifici di Medicina Democratica", è molto interessante. Si parla dei cementifici che fanno uso dei rifiuti come combustibile, dei quali il CDR, che sarà prodotto per esempio col selettore di Terranuova, ne è un esempio.
Inoltre, aderendo alla proposta inserita nella lettera, contribuisco con qualche foto.     





http://picasaweb.google.it/kappapi64/CementificioDiPelago?feat=directlink

   "Ciao, mi chiamo Marco, e anch’io sono un socio dell’Associazione Valdisieve.
Nei giorni passati vi ho inviato una foto scattata da Volognano, che vedeva come sfondo

   Pontassieve e San Francesco, avvolti nel sottile velo di fumo proveniente dal cementificio.
Ebbene vi voglio raccontare una storia positiva.
   Il 3 dicembre scorso inviai ad ARPAT ed al Comune di Pelago una foto della ciminiera in funzione, scattata lo stesso giorno, nella quale chiedevo delucidazioni sulle emissioni del cementificio e spiegando inoltre che la nube in questione è un fatto ricorrente, e che pertanto, non è dovuto esclusivamente alle condizioni atmosferiche del momento.
   Credevo che tutto finisse li, avevo mandato quel messaggio con la sola convinzione sarebbe servito
solo a placare in parte la mia frustrazione ed a mettermi la coscienza a posto, con l’idea di averci almeno provato.
   Passano due mesi buoni quando alla riunione dell’associazione svoltasi martedì scorso, sollevando
il problema con i soci presenti, ho avuto la piacevole notizia che ARPAT, sollecitata da una
richiesta proprio del comune di Pelago, ed in seguito ad una segnalazione proveniente da un
cittadino avvenuta il 3 dicembre, aveva inviato, nei giorni di giovedì 10 e venerdì 11 dicembre, due
tecnici allo scopo di eseguire controlli presso il cementificio Italcementi di Pontassieve.
   Dal sopralluogo non è stato rilevato niente di anomalo, ma questo ovviamente non è una sorpresa,
in quanto, come vi ho detto prima, è la prassi, per noi cittadini, vedere la nostra valle ricoperta da
quella nube che nasce da un punto ben preciso, per poi diffondersi e ristagnare nella valle tra le
verdi colline che circondano Pontassieve.
   Quel niente di anomalo rilevato da ARPAT allora a cosa corrisponde?
   A quando risale la normativa a cui si fa riferimento per misurare le polveri emesse dal cementificio?
   Quali sono i valori che vengono presi come dati di riferimento come limiti massimi di emissione?
   Che rischi corrono i bambini, le donne, noi tutti?
   Chi tra questi enti e comuni si prende la responsabilità di farci respirare chissà quale veleno?
   Bene, vi chiedo uno sforzo, ma che sono sicuro che se saremo tutti insieme a compierlo qualcuno
dovrà pure ascoltarci, fornirci una risposta concreta, ma soprattutto una risposta rassicurante!
   Non chiediamo altro che la tutela della nostra salute, un diritto che nessuno dovrebbe toglierci, o
meglio negarci con l’indifferenza alle nostre domande!
   La ricerca scientifica rivela la gravità delle patologie legate all’assunzione di inquinanti,
denunciando la grande pericolosità di questo tipo di impianti.

Cosa possiamo fare?

   Facciamo sentire la nostra voce, scattando foto quando vediamo qualcosa di anomalo e chiedendo
spiegazioni, inviamole agli enti preposti alla salvaguardia della nostra salute, quali ARPAT e
Comuni, i quali hanno tutti un loro sito internet.
   Un ultimo pensiero, ma non per questo meno importante, va a tutti i lavoratori di Italcementi.
   Non possiamo, e non dobbiamo fare il modo che la nostra battaglia possa diventare una minaccia
per il loro posto di lavoro, un ricatto per impedirci di proseguire nei nostri scopi.
   Entrambi dobbiamo far valere i nostri diritti, la serenità di avere un posto di lavoro fisso è la stessa
di sapere di vivere in un paese in cui quando la mattina ci si sveglia e si aprono le finestre di casa,
non stiamo lasciando i nostri bambini ancora appisolati nei loro letti in preda ad una minaccia
subdola … che agisce nel silenzio e nell’indifferenza più totale.
 
Marco Cerini , 27/02/2010"

lunedì 1 marzo 2010

Inceneritore: “Pannelli dimenticati”

Dal Piano Regionale di Gestione dei rifiuti, approvato con Delibera del Consiglio Regionale n.88 del 7/4/88, al punto <4.4.4 Programma di controllo della qualità del sistema di monitoraggio in continuo>, si legge:
     “In sede di richiesta dell’Autorizzazione all’ esercizio dell’impianto di trattamento termico, il richiedente dovrà presentare all’Autorità competente un programma di controllo della qualità del sistema di analisi in continuo delle emissioni in atmosfera . L’autorità di controllo valuterà l’adeguatezza del sistema e prescriverà eventuali modifiche e integrazioni.
       Ogni impianto di trattamento termico, entro il 1.1.2000, dovrà dotarsi di sistemi di informazione permanente delle emissioni tramite pannelli e dati variabili o monitors visibili continuamente dai cittadini.
     Qualora, ritenuto opportuna dall’Amministrazione comunale sul cui territorio è situato l’impianto, devono essere adottati sistemi di informazione permanente in continuo delle emissioni consultabili dall’amministrazione e/o dalla popolazione anche al di fuori dell’impianto.”
        Secondo quanto prescritto da questo punto del Piano Regionale Rifiuti citato, già dal primo gennaio del lontano anno 2000, l’inceneritore di Rufina doveva dotarsi di pannelli o monitors, in cui fossero continuamente visibili dai cittadini le emissioni in atmosfera.
        Questo obbligo di legge viene “dimenticato” dai responsabili per sette anni, fino al 2007 quando con l’Atto Dirigenziale della Provincia di Firenze, n. 1468 del 30/4/2007, vengono descritte le prescrizioni da rispettare nell’Autorizzazione all’esercizio dell’impianto. L’ultima palla passa allo sportello unico per le attività produttive del Comune di Rufina che deve rendere esecutivo l’Atto della provincia citato.
         Il non aver rispettato la norma prevista che rende pubblici i dati in continuo dei vari inquinanti emessi nell’aria può dare adito a diverse spiegazioni del tipo:
         Forse non hanno letto la legge fino in fondo dimenticando, guarda caso il punto 4.4.4, magari era stato solo scorso e rispetto alla complessità della gestione di un impianto poteva apparire un elemento residuale. Chissà!
         Sta di fatto che nell’obbligo di questo articolo, nessuno dei responsabili, per tanti anni, ha recepito il concetto fondamentale della trasparenza dei dati e della possibilità di un autocontrollo, da parte di tutti cittadini che vivono nell’area interessata, sui livelli di assunzione delle sostanze chimiche nel proprio organismo. Se volessi essere pignolo mi verrebbe da pensare che tutti i richiami e le norme previste in Leggi Nazionali, Decreti e Leggi Regionali sui diritti alla partecipazione dei cittadini, ai principi di sostenibilità e alla tutela della Salute pubblica siano stati “rimossi” dalla loro coscienza politica.
         Una conferma ai miei dubbi potrebbe essere rappresentata da quelle che sembrano ricorrenti magie degli atti dirigenziali. Non siamo illustri tecnici, ma gente del popolo che deve respirare “in continuo” mix di sostanze tossiche e deve avere la sicurezza sulle quantità assunte. Sicurezza che gli giunge, quando giunge, da Organi pubblici in base a iperboliche statistiche che rispondono a criteri di programmi informatici, di leggi obsolete che permettono ad esempio, al Cementificio, definito dalla legge impianto di recupero rifiuti speciali non pericolosi, di sparare nell’aria probabilmente fino al 2013, il frutto dell’incenerimento, con la stessa quantità di sostanze che produceva nel 1989.

Dunque, non siamo tecnici e per questo che la Provincia di Firenze dovrebbe spiegarci alcune cose:

• Il Piano Regionale dice che ogni impianto deve dotarsi di pannelli o monitors in cui siano visibili permanentemente i dati delle emissioni in continuo (dati reali).

L’Atto Dirigenziale n. 1468, della Provincia, nel punto 2 delle disposizioni fa sorgere il dubbio dell’uso di un primo ingrediente dell’alchimia interpretativa, infatti:
    “ 2) I dati pubblicizzati dovranno esprimere le medie giornaliere con i limiti di riferimento di legge, per gli opportuni confronti ed i commenti relativi”.

Quindi i nostri pannelli, che non esistono, secondo la Provincia non ci dovrebbero dare i dati reali in continuo che provengono dal sistema di analisi, come dice il Piano Regionale, ma le medie risultanti da un complicatissimo programma informatico stabilito dagli analisti.

• Il secondo ingrediente della magia degli atti è al punto 3) :” Il sistema dovrà essere consultabile, 24 ore su 24, dalla Pubblica Amministrazione e dalla popolazione ( ndr. anche da chi non possiede, o non ha pratica di computer)secondo le seguenti modalità:
     a) per tramite sito internet della Ditta AER SPA ( ndr. Il Piano Regionale prevede invece pannelli o monitors all’interno dell’impianto, visibili permanentemente dai cittadini)
     b) per tramite PMI (Punti Multimediali informatici) presso l’Amministrazione di Rufina.
( ndr. In questo punto il tecnico responsabile “ha volato alto” poiché, sempre secondo il Piano della Regione, è l’Amministrazione Comunale e non la Provincia, che stabilisce, se lo ritiene opportuno, di installare o meno pannelli, anche al di fuori dell’Impianto. Penso che l’Amministrazione di Rufina non abbia gradito, comunque sia, trattasi di pannelli visibili e non di risultati di un programma informatico da leggersi in una pagina web) .
     c) per tramite i PMI presenti in tutto il territorio della Provincia (ndr. il “volo” del nostro tecnico è diventato stratosferico poiché ha immaginato che i cittadini di Rufina, Pelago e Pontassieve che non hanno il computer, ogni tanto, organizzino una gita per andare non so, a Peretola , a S.Donnino, oppure dove si trova questo ridondante Punto Multimediale Informatico).”

Ribadita la mia contrarietà a questa interpretazione del Piano regionale rifiuti, vorrei ricordare che nello stesso Atto Dirigenziale viene disposta, per la messa a norma dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto, la scadenza all’anno 2007.

Dopo tre anni a che punto siamo?

rosini