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venerdì 18 giugno 2010

La storia infinita........

Riceviamo un documento di un gruppo di operai della Fabbrica Brunelleschi, indirizzato ad alcuni “attori” della loro lunghissima vertenza.
Lo pubblichiamo volentieri sperando di portare un modesto contributo ad una soluzione che possa risolvere le incertezze dei lavoratori e la salvaguardia del loro sacrosanto diritto al lavoro che attualmente svolgono.
Contemporaneamente ci auguriamo che la loro fabbrica possa essere mantenuta come patrimonio nazionale di archeologia industriale e come tale non modificato per un uso completamente estraneo a ciò che essa rappresenta.
                       " C.A Commissario Filcem-CGIL

                          Sig.Umberto Sacconi

                          C.A Segretario Generale Camera 
                          Del Lavoro di Firenze
                          Sig.Mauro Fuso

                          RSU Brunelleschi Industrie Srl
                          Sieci, 16.06.2010


          Siamo un gruppo di lavoratori della Brunelleschi Industrie srl di Sieci, azienda da molti anni in crisi e facente parte, come è senz’altro noto, del Gruppo Margheri. Scriviamo queste poche righe per evidenziare il nostro disagio e la nostra preoccupazione per i connotati che sta assumendo la vertenza che ci riguarda. Siamo perfettamente a conoscenza del percorso che si sta creando per la nostra realtà lavorativa, cioè quello di una cooperativa che subentri nella gestione dell’attività produttiva e commerciale a fronte di un disimpegno del Gruppo, causato da un evidente dissesto economico. Siamo perfettamente a conoscenza dell’esistenza di un comitato promotore formato da nostri colleghi, organismo ritenuto fondamentale ed essenziale anche da parte nostra. Qui però termina la nostra conoscenza e i contorni della vicenda si fanno meno chiari. Il processo che ha portato alla sospensione dei funzionari Filcem è parte di dinamiche interne alla CGIL, che sicuramente ha regole, regolamenti e organismi ai quali tutti suoi componenti si devono attenere, ma che ha anche, come compito essenziale, assistere i propri iscritti con persone che conoscano la storia e le vicende delle aziende in difficoltà e i risvolti, per non dire dei personaggi, che le girano intorno. Questa non è sicuramente una critica nei confronti della Nostra RSU e dei funzionari che l’assistono: entrambi sono in difficoltà, sballottati in un mare di discorsi e di fronte ad una situazione che ha miriadi di aspetti pericolosi, per i lavoratori e anche per il sindacato. Essendo in buona parte noi responsabili dei vari reparti dell’azienda, siamo perfettamente a conoscenza dello stato del nuovo stabilimento, che non è vero che sia pronto; siamo a conoscenza delle complicazioni che esistono nel districarsi negli appalti e subappalti degli impiantisti che devono terminare i lavori; siamo consapevoli che i prodotti che devono essere la base del nostro futuro devono ancora essere testati e certificati per tutti gli usi; siamo certi che alcuni prodotti di alta gamma fanno gola ad aziende senza scrupoli che gioirebbero se noi smettessimo di farli; siamo certi che ci vogliono alcuni mesi prima che lo stabilimento possa rimettersi in moto; siamo certi che la rete commerciale non esiste e vada ricostruita; siamo certi che pensare a prodotti e a una commercializzazione finalizzata solamente a grandi commesse, ci uccide in partenza avendo un costo di produzione più alto della media e una tipologia che spesso mal si presta alla tipologia di edificazione di certa edilizia; siamo certi che una volta usciti dal vecchio stabilimento, le banche recupereranno le loro decine di milioni dal Gruppo, che continuerà ad esistere e a fare affari milionari, mentre un gruppo di lavoratori si ritroverà in uno stabilimento nuovo ma fuori da ogni comprensorio e alla mercé di scaltri imprenditori, nel momento in cui si presentasse la prima difficoltà.


Siamo anche certi degli impegni presi dal Comune di Pontassieve, che non riguardano solo il vincolo dell’area, punto importante che sembrerebbe apparire superato, ma anche la conservazione della tipicità e dell’unicità di certi prodotti, della professionalità e della storia di una realtà unica al mondo e ultimo baluardo d’industrializzazione in un territorio ormai spogliato.


         C’è la sensazione che il sindacato assecondi la guerra tra poveri e scelga il male minore. Vogliamo veramente credere che l’area non deve essere venduta subito per salvare il gruppo?Che il ricavato serva, oltre per i famelici appetiti delle banche, per salvare i 500 posti di lavoro che ruotano intorno al gruppo, o per garantire i cittadini che hanno comprato appartamenti mai finiti?Vogliamo far finta che le amministrazioni della provincia non sappiano questo?


         Dobbiamo farci carico noi, con i nostri soldi, dopo mesi di CIG, di questa situazione? E’ questo che ci chiede il sindacato?Dobbiamo noi sottostare a che ci dice”bere o affogare”? Noi non vogliamo dividere ne creare confusione: vogliamo solo essere smentiti con i fatti, con gli accordi messi nero su bianco. Noi non chiediamo nient’altro che l’azienda, come concordato, avvii lo stabilimento e che la lega delle cooperative ci assista, nel primissimo periodo a trovare sbocchi commerciali, fino al momento in cui la cooperativa non sia in grado di delinearsi e di provare ad essere azienda. Noi porteremo questi interrogativi di fronte a qualsiasi istituzione e denunceremo qualsiasi aspetto che non sia più che trasparente e che non sia deciso dai lavoratori, finalmente riuniti ai propri funzionari.


Cordiali saluti


Paolo Vaggelli- responsabile stabilimento
Marco Mugnaini- responsabile area tecnica
Marco Buccioni- responsabile area smalti
Rossana Bandinelli- responsabile ufficio commerciale
Alessandro Meli- ufficio commerciale
Maria Razzanelli- ufficio amministrativo
Chiara Piantini – ufficio amministrativo
Barbara Pratesi – responsabile scelta
Gennai Cinzia- responsabile campioni
Borghini Roberto- operaio specializzato
Alessio Magni- operaio specializzato"

( QUI documento originale )

E’ ormai da molti anni che gli operai della fabbrica di ceramiche di pregio Brunelleschi vivono nell’incertezza per il loro futuro.
La resistenza nell’affermare il diritto al lavoro, la qualificazione della loro mano d’opera e il grande valore di archeologia industriale della loro fabbrica, che ha iniziato l’attività nel 1774, li ha salvati fino ad ora dalla disoccupazione e ha impedito che i poco nobili appettiti di finanziarie, banche e “piccole” Amministrazioni locali, fossero placati.
Purtroppo siamo alla stretta finale:
O i lavoratori si lanciano senza rete nel buio della crisi e diventano operai-imprenditori, oppure si và a casa!
Non c’è più tempo, i personaggi sulla scacchiera di questo cinico gioco sono già posizionati, l’immobile storico deve essere venduto, deve trasformarsi in volume residenziale, deve far muovere capitali.
Il balletto delle false promesse si è fermato.

Paolo R.

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