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venerdì 18 giugno 2010

"Un sacco pieno di favole"

E’ una storia infinita che sta giungendo al termine
Il Nulla con la sua marea nera che distrugge tutto ha raggiunto la Fabbrica Brunelleschi.



Per più di due secoli la maestosa costruzione ha resistito agli eventi, alle disastrose alluvioni del fiume che ne bagna i lembi, alle bombe degli invasori; adesso è lì, deturpata dai pruni e dalle erbacce, sventrata al suo interno, come una bestia che va al macello.
I suoi archi, le sue finestre di grande vanto aspettano il colpo finale da un nemico potentissimo e insidioso. Dopo secoli di regalità architettonica, le antiche pietre sono prive di difese.
Non ci sono anticorpi al vile denaro, alla speculazione e all’ignoranza dei servi.
Dell’ultimo esempio di storia operaia rimasto in questo territorio, il grande tesoro della Brunelleschi non suscita amor proprio, non produce legittimo orgoglio nei cittadini obnubilati dalle false promesse, dall’ipnosi del voto ai notabili di paese.
Non importa se da anni un avamposto cerca di resistere, amando ciò che la fabbrica rappresenta per il suo prodotto di pregio che ha sostentato per tante epoche le famiglie dei lavoratori.
La marea nera del Nulla colpisce di notte nei rioni dormitorio e negli incubi di chi non ama la sua terra e ha smarrito il proprio senso di appartenenza.
Come un diabolico fauno che precede il Nulla, Peter Pan è tornato promettendo meravigliosi paesaggi da favola e lussuose abitazioni.
Che cosa ne farà degli operai che da anni riempie di promesse?
Magari li porterà con sé e li farà volare nel sogno imprenditoriale fino a raggiungere la sua isola.

L’Isola Che Non C’ È.

Paolo

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