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lunedì 1 febbraio 2010

Era il 23 novembre del 1980..............

Era il 23 novembre del 1980, io come altri volontari dell’Humanitas Firenze Nord eravamo appiccicati uno all’atro in quella piccola stanza del Circolo Pescetti. La nostra Associazione di Pubblica Assistenza era nata da pochi mesi e, per “fare servizio”, avevamo in dotazione una vecchia ambulanza, 238 Fiat fornitaci in prestito dall’Humanitas dell’Isolotto di cui eravamo una sezione distaccata.Molti dei ragazzi erano alla prima esperienza del servizio di volontariato e anche se passavano il tempo giocando a carte oppure come si dice “cazzeggiando” nei loro volti si leggeva l’emozione per ciò che poteva capitare nel servizio di autoambulanza. Appena il telefono squillava chi era seduto saltava in piedi e un silenzio di tomba calava sulla stanza. La maggior parte delle volte si trattava di riportare un malato dall’ospedale a casa o viceversa, ma questo non abbassava l’entusiasmo e la forte motivazione dei volontari. Quella sera fu diverso. Verso le 19 squillò il telefono e all’altro capo del filo c’era il Presidente dell’Unione Regionale Toscana delle Pubbliche Assistenze, Roberto Masieri, il quale ci comunicò che nella zona della Campania e della Basilicata era avvenuto un terremoto di forte intensità e che al momento non si avevano notizie precise, non si sapeva se c’erano vittime e quali danni aveva provocato.


Dovevamo stare pronti ad attivare tutte le forme di aiuto possibile e i volontari che non avevano problemi di lavoro dovevano essere allertati per partecipare direttamente ai soccorsi. Coloro che davano la disponibilità dovevano avere un sacco a pelo e un po’ di viveri per le prime ore. Questo era tutto quello che ci dissero. Da quel momento anche nella nostra piccola realtà, il motore della Solidarietà cominciò a girare al massimo di giri, alimentato dalla grande e disinteressata generosità di donne e uomini di ogni età e condizioni sociali. Tutti animati dal voler aiutare i propri simili senza monetizzare il loro impegno.

Contemporaneamente in tutte le Sedi delle Pubbliche Assistenze e delle Misericordie della Toscana ed oltre, succedeva questo straordinario fenomeno che si era già verificato per la Diga del Vayont, per l’alluvione di Firenze e per altri grandi eventi calamitosi.
Alle 1 e 30 di notte, dopo circa 5 ore dall’allertamento, davanti alla sede dell’Unione Regionale Toscana delle Pubbliche Assistenze erano pronte per la partenza verso i luoghi del disastro, che via via che il tempo passava e le poche informazioni che giungevano, assumeva la dimensione di un ecatombe ( 3000 morti, 10.000 feriti fu il bilancio finale), 17 Autoambulanze e diversi mezzi logistici con 20 medici, medicinali, attrezzature per il soccorso, tende per i volontari. Da quello che mi risulta fu la prima esperienza di intervento organizzato, all’interno di un primo importante abbozzo di quello che sono diventati i Piani attuali di Protezione civile.

Una partenza in tempi rapidi per il soccorso di emergenza, contemporaneamente un lavoro di allestimento, con partenze distribuite nei momenti successivi di colonne di mezzi per l’allestimento di campi di accoglienza per gli sfollati, di viveri e generi di prima necessità.

A quei tempi la Protezione Civile come siamo abituati a sentirne parlare ora, non esisteva. L’allora Presidente del Consiglio Cossiga aveva forse ben altro a cui pensare poiché la presenza dello Stato nelle zone colpite dal Sisma si percepì solo dopo qualche giorno. Quello che invece era reale in quell’immensa catastrofe erano i tentativi di sciacallaggio e la volontà della mafia di appropriarsi dei soccorsi.                                                                                    
Avevamo installato come Pubbliche Assistenze un Campo base a Grottaminarda, proprio al confine di quell’area enorme colpita dal Sisma. Ricordo che quando percorrevamo con l’autoambulanza le strade per giungere all’Ospedale di S.Angelo dei Lombardi, colpito dal terremoto ma diventato ospedale base per il trasferimento dei feriti in altre strutture fuori regione, lo spettacolo di quelle che furono meravigliose colline era spaventoso. Interi paesi, frazioni, gruppi di abitazioni completamente rasi al suolo come se fosse esploso un ordigno nucleare.

A Grottaminarda avevamo diviso il Campo base in diverse aree: lo spazio per il soggiorno dei volontari, il punto di arrivo e di partenza delle comunicazioni realizzato con una centrale radio, un pronto soccorso realizzato in un aula dell’Asilo che il comune ci aveva assegnato, la cucina e un enorme magazzino che in pochissimo tempo si riempì di generi di ogni tipo e che noi gestivamo direttamente. Fu proprio il magazzino che scatenò l’interesse di alcuni personaggi locali. Il Comune, con l’allora Sindaco Puccillo, chiese formalmente di gestire come “Amministrazione” i generi di soccorso che arrivavano. Noi ci opponemmo in maniera decisa e, forse sarà un caso, ma per alcune notti degli ignoti esplosero colpi di pistola nei vetri dello stesso. ( un articolo del quotidiano l’Unità di quel tempo riportò la notizia).

Ho voluto descrivere la mia testimonianza diretta a distanza di 30 anni da questo evento perché proprio per la dedizione e l’impegno di centinaia e centinaia di volontari che, nel corso del tempo, è cresciuta la Protezione Civile nel nostro Paese.

La loro esperienza maturata in tantissime situazioni di piccola e grande emergenza ha fatto si che l’Organo Istituzionale della Protezione Civile crescesse e acquistasse una qualificazione che tutto il mondo guarda con rispetto.

Adesso sembra che questa crescita, già alcune volte oscurata da scandali politici sull’utilizzo dei fondi destinati alle popolazioni colpite da calamità, debba definitivamente arrestarsi.

Una calamità politica si sta abbattendo su di essa:

In un pre-consiglio dei Ministri del 1° Dicembre 2009 è stato approvato un Decreto legge che traghetterà la Protezione Civile verso una forma statutaria di Società Per Azioni. Non ci saranno più controlli sulla gestione delle risorse, nessun passaggio alla Corte dei Conti e mano libera sulle gare d’appalto per le opere e i mezzi necessari.

La maleodorante onda di piena berlusconiana continua nella sua corsa per abbattere ogni legame fra la società civile con le sue alte espressioni di solidarietà umana e lo Stato Mercato.

Che ruolo avrà da ora in poi la forza indispensabile del Volontariato di cui ha bisogno la SPA Prot. Civ. per risolvere le emergenze?

Come qualsiasi Azienda privata dovrà avere anche dipendenti operativi.

Riusciranno Bertolaso o Berlusconi a trasformare la Solidarietà in un rapporto di lavoro?

Rosini

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