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lunedì 14 novembre 2011

Documento sulla Scuola

    Le scelte scellerate compiute dai lacchè, Tremonti e Gelmini, sono finalmente giunte al termine quando le auto blu, emblema della “casta”, hanno accompagnato, fra due ali di popolo inferocito, il cadavere del fu Governo Berlusconi, nel percorso funebre fra Palazzo Chigi e il Quirinale.
    Non prima, però, che lasciassero una eredità di danni incalcolabili a tutti gli ordini e gradi della Scuola italiana. Il taglio dei docenti, il dramma della precarietà, lo smantellamento del principio di uguaglianza nel diritto allo studio, sancito dalla nostra Costituzione, la violenza sociale nei confronti delle famiglie degli studenti che hanno bambini “certificati”, talvolta anche gravi.
    Sono solamente alcune delle azioni di vera e propria destrutturazione del mondo scolastico, compiute scientemente, seguendo un percorso politico preordinato, che doveva portare alla distruzione di una delle colonne portanti della nostra società da loro considerata, come se fossimo ancora nei primi del Novecento, comunista.
    Basti pensare alla barbarie medievale di una frase detta dall’ex ministro Tremonti: “La cultura non si mangia”. Sulla linea ideologica, rappresentata da questa retriva dichiarazione, è stata prodotta una ulteriore lacerazione alla nostra Costituzione, quando sancisce autorevolmente il Diritto allo Studio e la natura Pubblica della Scuola.
    Con i tagli ai finanziamenti pubblici, anche nel Comune di Pontassieve si sono verificati questi effetti devastanti. Carenza di Docenti, il taglio alle ore di insegnamento, la quasi impossibilità di reperire e finanziare le spese per le supplenze, la mancanza di insegnanti di appoggio, che, come prevede il percorso educativo individuale, devono essere uno per ogni allievo “certificato”. Inoltre, i tagli agli Enti Locali, hanno prodotto seri disagi nei trasporti e nella refezione scolastica.
    In questo contesto, i nostri amministratori, politici e tecnici, non fanno altro che ricordare, legittimati dalla realtà dei fatti, questa situazione, soffermandosi forse un po’ troppo sulla ricerca delle colpe e nel cercare di convincere genitori e docenti sull’ineluttabilità di una situazione del genere.
    Quando le critiche diventano più stringenti, allora rispunta il solito ritornello di scambiare il ruolo e le responsabilità dell’Amministrazione comunale con quello dell’Istituzione scolastica, eludendo così qual è il compito principale di chi è stato eletto per governare un territorio e i bisogni dei suoi abitanti. Un disabile che non ha l’assistenza necessaria, che non può godere, come qualsiasi altro, del diritto allo studio. Una famiglia che è costretta a pagare qualsiasi tipo di attività che si svolga al di fuori dell’ormai ridottissimo Piano di Offerta Formativa e, in alcuni casi, sopperire finanziariamente alla diminuzione forzosa delle ore scolastiche. Un aumento del decadimento della cultura e della formazione con il conseguente disagio sociale dei nostri figli, non sono problemi questi che possono essere risolti con lo scarica barile fra Istituzione locale e Scuola.
    I nostri ragazzi, come rammenta la Costituzione e la Carta dei Diritti del Fanciullo, sono cittadini a tutti gli effetti, dagli zero anni fino al termine della loro esistenza, e come tali devono essere tutelati.
    Questa aria di rinnovamento che si è creata dal 12 Novembre dovrebbe essere respirata anche dai nostri amministratori, quantomeno gli permetterebbe di lavorare in sinergia con i colleghi dei vari settori di governo.
Rinunciando a qualche opera, in questo momento, di natura irrilevante, a qualche distruzione di aiuole in meno oppure a qualche parcheggio utile solo all'apparire, potrebbe far reperire quei pochi fondi per interventi sulla scuola, magari di poco rilievo, ma essenziali per attutire i disagi delle famiglie e degli studenti.
    Forse potremmo sperare in scelte di interventi sulla scuola non gravati solo sui fondi della Pubblica istruzione coinvolgendo anche quelli della cultura, del sociale, della sanità e dei servizi pubblici, e che insieme cerchino di contenere le problematiche più critiche creando delle barriere di protezione al fenomeno di degrado e contrastino il possibile fenomeno di perdita motivazionale degli operatori e degli studenti.

Paolo Rosini

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